Presidente Mattarella: “Pandemia non sconfitta. Pnrr è sfida chiave”

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella durante l'incontro con una delegazione della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella durante l'incontro con una delegazione della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome (foto di Francesco Ammendola - Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)

ROMA. – “La pandemia non è stata ancora definitivamente sconfitta e l’impegno dovrà comunque proseguire anche per accompagnare la ripresa dell’economia e l’azione riformatrice avviate nell’ambito dell’Unione Europea”. Sergio Mattarella torna a collegare la lotta al coronavirus alla rinascita sociale e al Recovery Plan e lo fa di fronte a una delegazione della Conferenza delle Regioni, che al Quirinale celebra il quarantennale della sua fondazione.

“Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) fa parte di un più ampio progetto europeo volto a governare la transizione verso un’economia verde e digitale, senza trascurarne le ricadute a livello sociale – dice il capo dello Stato -. Questa grande sfida, comune all’intera Europa, riguarda in modo particolare e assolutamente decisivo l’Italia. Ci si presenta l’opportunità di superare nodi strutturali che, da anni, limitano le nostre potenzialità di crescita e indeboliscono la coesione sociale”.

“Sul Next Generation si gioca il futuro dell’Unione Europea – avverte il presidente -. Se avremo successo è prevedibile che la modifica del Patto di stabilità assumerà un orientamento più favorevole alla crescita”. Per affrontare la “grande sfida” del Pnrr “è indispensabile un clima di collaborazione e di responsabilità istituzionale – ribadisce Mattarella – e che le Regioni continuino a fornire il loro imprescindibile contributo in una logica di sistema, a tutela dell’interesse nazionale. Tra breve dovrà essere avviata la fase di concreta, veloce, attuazione degli interventi”.

E il discorso vale anche per i Comuni e le Province. Il presidente della Conferenza delle Regioni Massimiliano Fedriga nel suo discorso sottolinea che “sia sul piano politico che su quello mediatico ogni differenziazione (tra le Regioni, ndr) è vista spesso con diffidenza, talvolta con ostilità, tanto da giustificare una nostalgia centralista che, evidentemente, si fonda su una memoria corta rispetto alle conseguenze che proprio l’approccio centralista ha causato al progresso civile ed economico dei territori”.

Il governatore del Friuli Venezia Giulia chiede che il ruolo della Conferenza venga “istituzionalizzato”, riconoscendola costituzionalmente come strumento di confronto tra governo e autonomie locali.

Per Mattarella “i successi nell’azione di contrasto al virus sono il frutto di una leale collaborazione che ha coinvolto tutti gli attori istituzionali nella valorizzazione dei rispettivi ruoli”. E fondamentale per uscire dall’incubo del coronavirus è la campagna vaccinale, che ha visto spesso Stato e Regioni confrontarsi dialetticamente.

Quasi un italiano su tre ha completato il ciclo di inoculazione, su oltre 54,6 milioni di dosi consegnate ne sono state somministrate quasi 48 milioni, l’87,8%, secondo i dati del governo. Lo sforzo rischia di rallentare, secondo la Fondazione indipendente Gimbe, con oltre 3 milioni di dosi in frigorifero; nella settimana dal 16 al 22 giugno per la prima volta c’è stato un calo, del 4,5%, rispetto a quella precedente.

Ma negli ultimi giorni la media è rimasta comunque oltre il mezzo milione di iniezioni al giorno e il commissario all’emergenza Francesco Figliuolo è convinto che “è tutta l’Italia che fa squadra e quando si fa squadra si vince. Questa è l’Italia che rinasce”. “Se un certo numero di cittadini dovranno cambiare la data del vaccino – aggiunge il generale – non credo che sarà una lesa maestà”.

C’è però ancora circa un milione di over 60 da vaccinare – il 18,3% non ha ricevuto neppure una dose – e non sarà facile convincerli o raggiungerli, oltre a 700 mila senzatetto e migranti senza una tessera sanitaria, i cosiddetti ‘invisibili’.

(di Luca Laviola/ANSA)

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