Camere: giù Irpef a redditi medi, serve riforma Iva

La busta paga di una dipendente comunale con un paio di occhiali sopra.
La busta paga di una dipendente comunale. ANSA/STRINGER

ROMA.  – I redditi medi, in particolare quelli fra i 28.000 e 55.000, dovrebbero pagare meno tasse quando andrà in porto la riforma del Fisco chiesta dal Recovery Plan.

La bozza del documento che le commissioni Finanze di Camera e Senato stanno ancora limando lo dice esplicitamente dopo aver definito l’attuale sistema Irpef “inefficiente e dannoso”. Il documento fissa infatti come obbiettivo: “l’abbassamento dell’aliquota media effettiva con particolare riferimento ai contribuenti nella fascia di reddito 28.000-55.000 e la modifica della dinamica delle aliquote marginali effettive, “eliminando le discontinuità più brusche”.

Questo porterà ad eliminare paradossi dell’ipef per cui, come ricorda la bozza “Per i soli lavoratori dipendenti, la media delle aliquote marginali effettive supera il 40% già intorno ai 17 mila euro di reddito” e per “Oltre il 20% dei lavoratori dipendenti occupati da almeno 12 mesi” le  aliquote marginali effettive sono “superiori a quella massima legale (43%)”.

L’obiettivo della revisione delle aliquote marginali effettive dell’ Irpef potrà essere raggiunto o agendo sul “meccanismo di scaglioni, aliquote e detrazioni per tipologia di reddito, incluso l’assorbimento degli interventi del 2014 e del 2020 riguardanti il lavoro dipendente (Bonus Renzi)” oppure, ma la bozza elaborato dalle Commissioni Finanze lo indica “in subordine” tramite “un sistema ad aliquota continua limitato alle fasce di reddito medie”. (c,d, sistema tedesco).

Inoltre dovrebbe essere prevista l’introduzione di un minimo esente senza obbligo di dichiarazione per i contribuenti che si collochino sotto la relativa soglia.

In tema Iva le Commissioni Finanze di Camera e Senato “ritengono opportuno” che la riforma fiscale e quindi il disegno di legge  della riforma contenga una una specifica delega al Governo per la ridefinizione della disciplina Iva ai fini di una sua opportuna semplificazione e di possibile riduzione dell’aliquota ordinaria attualmente applicata”.

Quando al regime forfettario e in particolare al regime di flat tax sulle partite Iva le Commissioni di Camere e Senato non sono arrivate ad un accordo e lo considerano un noto ancora da chiarire. Nella bozza del documento al punto 2.5 con titolo “Il regime forfettario” si legge infatti solo “Nodo Politico da Chiarire”. Il regime forfettario è materia políticamente sensibile perché è un regime forfettario anche quello applicato al sistema delle cedolari sugli affitti.

Molte le proposte avanzate, da quelle green (l’Iva sulle auto ad esempio), alle rate per gli autonomi, fino al superamento dell’Irap per arrivare ad un nuovo patto fiscale Stato-cittadini che possa aiutare soprattutto nella lotta all’evasione fiscale.

(di Maria Gabriella Giannice/ANSA).

Lascia un commento