ISTANBUL. – Via il coprifuoco, ma in silenzio. Nella Turchia che corre verso il ritorno alla normalità, revocando dal primo luglio tutte le principali restrizioni anti-Covid, c’è almeno una cosa che non sarà più come prima: la musica.
Annunciando la cancellazione di limitazioni notturne e confinamenti domenicali – agognata bocca d’ossigeno anche per il turismo, ancora lontano da una vera ripartenza -, Recep Tayyip Erdogan ha lanciato un nuovo guanto di sfida alla gioventù laica e liberale. “Non vi offendete, ma nessuno ha il diritto di disturbare gli altri di notte”, ha scandito il presidente turco, illustrando la decisione di fissare a mezzanotte la chiusura delle sale da concerto e l’interruzione della musica nei locali. Una misura non motivata con timori di assembramenti o per attività considerate a rischio.
Immediata si è scatenata l’alzata di scudi sui social media, dove molti utenti hanno accusato l’esecutivo di sfruttare la pandemia per punire gli stili di vita che non approva e di chi non lo vota. “Ci offendiamo” (#kusurabakiyoruz), è l’hashtag diventato virale in queste ore rovesciando le parole del capo dello Stato, con decine di migliaia di condivisioni. Una protesta alimentata dalla reazione di alcuni dei più famosi cantanti turchi. “Se la musica la disturba, non la ascolti”, ha twittato Gaye Su Akyol, rivolgendosi direttamente a Erdogan, mentre qualcuno sottolineava i richiami alla preghiera islámica in piena notte dei muezzin.
Reazioni perplesse sono giunte anche da artisti notoriamente filogovernativi, come la cantante pop Demet Akalin. E già sono spuntate le prime proteste in presenza, con il mini-concerto di un rapper fermato nella notte dalla polizia nella roccaforte laica di Kadikoy, sulla sponda asiática di Istanbul.
Sulle barricate c’è inevitabilmente anche il mondo imprenditoriale, che dopo quasi un anno e mezzo di stop attendeva la revoca del coprifuoco per rilanciare i locali e recuperare parte delle perdite. E mentre l’opposizione compatta accusa Erdogan di “non combattere il coronavirus, ma gli stili di vita altrui”, il portavoce presidenziale replica parlando di una “manipolazione ideologica”. In tanti temono che si tratti solo di un primo passo.
In ballo, accusa ancora l’opposizione, c’è molto di più dell’orario in cui spegnere la musica. Le limitazioni che oggi colpiscono i concerti potrebbero estendersi domani alla vendita di alcolici, come già accaduto durante il lungo lockdown di maggio in pieno Ramadan, con un tira e molla sul divieto di acquistare alcolici nei supermercati, che poco sembrava avere a che fare con la circolazione del virus.
Sullo sfondo c’è una battaglia sempre più accesa sul consenso, mentre i sondaggi segnalano difficoltà crescenti per Erdogan e i suoi alleati ultranazionalisti del Mhp, eredi dei lupi grigi. Se il Pil è in ripresa dopo la crisi pandemica, l’economia turca resta fragile e la ricchezza dei cittadini è in costante calo per l’inflazione, stabilmente sopra il 15%, e la pesante svalutazione della lira.
La partita per Erdogan si sposta di nuovo sull’ideologia, in cerca del voto più conservatore, già solleticato nella guerra dei simboli dalla recente inaugurazione della moschea nel tempio repubblicano di piazza Taksim.
(di Cristoforo Spinella/ANSA).