ROMA. – L’Uefa nega lo stadio arcobaleno al sindaco di Monaco di Baviera e il primo cittadino promette di colorare i palazzi di tutta la città. Appoggiato dal resto della Germania, e d’Europa. Calcio e politica tornano a fondersi durante gli Europei, questa volta in vista della partita Germania-Ungheria, dopo la decisione di Budapest di approvare una legge contro la “propaganda gay” nelle scuole.
Legge stigmatizzata anche da un documento firmato da 13 Paesi Ue, tra i quali spicca la presenza di Francia, Germania e Spagna e l’assenza dell’Italia, con Roma che aderisce in extremis solo in serata.
Il no dell’Uefa all’iniziativa del sindaco Dieter Reiter, che voleva illuminare lo stadio con le luci arcobaleno durante la partita, si trasforma rapidamente in un boomerang. Inmediato arriva un diluvio di critiche, interrotte solo dalla reazione soddisfatta di Budapest, che la giudica una decisione “giusta”.
“É importante sostenere la comunità Lgbtiq”, tuona súbito Bruxelles, pur precisando di non essere competente sulla particolare questione che contrappone la città di Monaco e l’Uefa. La Germania si indigna compatta: dalla Cdu alla Spd ai Verdi, tutti condannano la decisione della Federcalcio europea.
“Cara Uefa, sei peggio di quanto pensassi. Vergonatevi!”, accusa su tutti il segretario generale socialdemocratico Lars Klingbeil. E critiche arrivano anche da diverse capitali. Così come una serie di controproposte: accogliere la squadra ungherese in una città con i palazzi arcobaleno, come suggerito dal sindaco, ma anche l’invito ai tifosi, lanciato dal segretario di stato tedesco agli Affari europei Michael Roth, ad andare allo stadio con una bandiera arcobaleno, in segno di solidarietà.
Insomma un messaggio ad Orban assai più esteso, trasversale e deciso rispetto all’iniziale idea di accedere le luci dello stadio. Tanto che il presidente dell’Uefa Aleksander Ceferin, a metà giornata, decide di intervenire per spiegare le sue ragioni: “Era la richiesta di un politico – dice -, chiaramente un segnale mirato a un atto politico di un governo di un altro Paese.
Il calcio non può permettere di essere usato per scopi politici”. E ancora: “Con tutto il cuore supporto e celebro” il portiere tedesco Manuel Neuer “che indossa la fascia arcobaleno. E con tutto il cuore sono a favore di uno stadio illuminato coi colori dell’arcobaleno in altre occasioni, come propone l’Uefa, quando non sia per scopi politici”.
Parole che non bastano a fermare la scia di polemiche che arriva da deputati europei come Sandro Gozi, che accusa l’Uefa di “imbarazzante ipocrisia”, Iratxe Garcia Perez (S&D) che invita alla “tolleranza, libertà e rispetto” e Tiziana Beghin (M5S) che avrebbe apprezzato “più coraggio dall’Uefa”. Polemiche che si intrecciano con la discussione fatta in Lussemburgo dai ministri degli affari europei Ue.
“Siamo al di là di un messaggio politico, è un messaggio di valori profondi”, comenta il ministro francese Clément Beaune raggiungendo la riunione. E poche ore dopo 13 ministri firmano un documento congiunto per esprimere tutta la loro preoccupazione per la legge Orban. Ci sono Francia, Germania, Spagna, Olanda, Belgio, Danimarca, Estonia, Finlandia, Irlanda, Lituania, Lussemburgo, Svezia e Lettonia. Spicca l’assenza dell’Italia, subito sottolineata da SI e Pd.
“Non abbiamo aderito alla petizione preferendo attendere la posizione ungherese in Consiglio. Le perplessità tuttavia rimangono”, spiega il sottosegretario agli Affari europei Enzo Amendola, assicurando che “l’Italia non ha mai fatto mancare sostegno ai diritti Lgbtiq a livello europeo”.
In serata arriva il dietrofront: “A fine Consiglio Affari Generali non sono arrivati chiarimenti soddisfacenti dall’Ungheria sulle leggi approvate che producono discriminazioni in base all’orientamento sessuale. Per questo, dopo dibattito – anuncia Amendola – anche l’Italia ha firmato la richiesta dei 13”.
(di Paola Tamborlini/ANSA).