ROMA. – La finale degli Europei da Wembley a Roma. Dal tempio del calcio di una Gran Bretagna preoccupata dalla variante Delta alla capitale di un’Italia dove da settimane il Covid è in costante decrescita. Mario Draghi, in zona Cesarini della conferenza stampa congiunta con Angela Merkel, pone un tema che da qui ai prossimi giorni farà discutere non solo l’Uefa – che per il momento esclude l’ipotesi – ma anche le cancellerie europee.
Perché quella della finale degli Europei non è solo una questione da epidemiologi. E’ un tema politico che potrebbe vedere contrapposti l’Ue e il Regno Unito in un post-Brexit che non ha esaurito i suoi strascichi. A domanda diretta di una giornalista tedesca sull’ipotesi di spostare la finale da Wembley all’Olimpico e con la Merkel al suo fianco, Draghi – in visita a Berlino per una cena con la cancelliera – risponde in maniera piuttosto netta: “Sì, mi adopererò affinché la finale degli Europei non si faccia in Paesi dove il contagio cresce”, sono le sue parole.
La Merkel non lo contraddice. Anzi, per l’intera conferenza stampa scherza sulle divisioni calcistiche tra Italia e Germania. Le uniche, sottolinea, rilevanti tra i due governi. “L’Italia gioca bene ma facciamo il tifo per la nostra Nazionale”, spiega la cancelliera. Possibile, insomma, che l’asse tra Roma e Berlino si estenda dai dossier Recovery, migranti e Libia a quello degli europei, sebbene in teoria tra le possibile alternative a Londra ci sia anche Monaco di Baviera.
Altre sedi che potrebbero subentrare a Wembley non se ne vedono. Non certo Budapest, dove lo stadio è alla massima capienza sin dall’inizio del torneo: spostare il match lì sarebbe fare un favore a Viktor Orban, per nulla gradito dalle parti di Bruxelles.
L’ipotesi della finale a Roma potrebbe – potenzialmente – avere una spinta dal governo stesso, con il raddoppio dell’attuale capienza consentita all’Olimpico, ferma al 25% del totale. Il governo del calcio europeo tuttavia per il momento nega ci siano piani B: “L’Uefa, la Federazione e le autorità inglesi stanno lavorando a stretto contatto con successo per organizzare le semifinali e la finale di Euro a Wembley e non ci sono piani per cambiare la sede di quelle partite”, fa sapere in una nota.
E anche fonti a Londra, pur senza polemizzare con Draghi, assicurano all’ANSA il governo britannico è “completamente impegnato” a far sì che le finali si possano svolgere a Wembley come previsto “in condizioni di sicurezza” sanitaria per tutti.
La “piena sintonia” italo-tedesca emerge comunque anche sulla linea della prudenza da mantenere rispetto al Covid. “Siamo entrambi cauti. Siamo felici che ci sia un sostanziale miglioramento ma è un progresso fragile”, sottolinea Merkel ricordando la temuta esposizione a “nuove varianti”.
E la concordia tra Berlino e Roma sembra reggere anche sulla questione immigrazione, potenzialmente esplosiva. L’Italia pone il problema degli sbarchi, la Germania quello dei flussi secondari. Un accordo sulla redistribuzione dei migranti, al Consiglio europeo di giovedì e venerdì, è comunque da escludere. “I negoziati prenderanno del tempo, ma c’è gran volontà di arrivare a una visione congiunta”, spiega Draghi sottolineando come con la Merkel l’impegno sia quello di “aiutarsi reciprocamente”.
Entrambi i capi di governo dicono poi sì al rinnovo dell’accordo con la Turchia. Intesa che l’Ue potrebbe replicare non solo con i Paesi del Nordafrica ma anche con gli Stati del Sahel, da dove i migranti partono: “Per gestire il fenomeno occorre partire dai Paesi di provenienza” e contro l’immigrazione illegale servono “canali legali” per i flussi, è il monito di Berlino all’Unione.
Quelle tra Merkel e Draghi sono tutte parole “al miele”. “Il rapporto con la Germania è profondo, duraturo e solido”, esordisce il premier italiano. La cancelliera ringrazia Roma per il suo impegno per “una soluzione politica” in Libia. Draghi, in vista della ministeriale del 23 giugno che si terrà proprio in Germania, rimarca “il sostegno dell’Italia al processo di Berlino” per la pace nel Paese nordafricano. E ringrazia la sua omologa per l’aiuto offerto durante la prima ondata pandemica e sul Next Generation Ue.
“L’impegno del governo per riforme di sistema continua. Se l’Italia è più forte, l’Europa è più forte”, assicura Draghi. Chissà se le sue parole non valgano anche per la finale degli Europei. La strada non è in discesa. Basti ricordare il fondamentale assist che il premier Boris Johnson offrì all’Uefa con il suo pressing sui club della Premier per uscire dalla Superlega. E poi c’è un fattore che potrebbe giocare contro Draghi: sabato, per gli ottavi di finale con l’Austria, la Nazionale di Mancini volerà proprio a Londra.
(di Michele Esposito/ANSA)