Svolta in Spagna, graziati i separatisti catalani

Il Vice-presidente della Catalogna, Oriol Junqueras.

MADRID.  – “Domani possiamo cambiare la vita di nove persone. E spero che inizieremo anche a cambiare la storia di tutti”. Madrid ha deciso: i leader indipendentisti della Catalogna condannati in via definitiva a pene di reclusione dopo il tentativo di secessione del 2017 – ha annunciato il premier spagnolo Pedro Sánchez – saranno graziati con l’indulto e presto potranno uscire dal carcere.  A sancirlo sarà il Consiglio dei ministri di domani attraverso decreti individuali, una facoltà riconosciuta dall’ordinamento spagnolo.

Tra i politici e attivisti attualmente reclusi — le cui pene vanno dai 9 ai 13 anni — c’è l’ex vicepresidente regionale catalano Oriol Junqueras.

La svolta annunciata da Sánchez costituisce una delle mdecisioni più complesse e ardite per la coalizione di mcentrosinistra (Partito Socialista – Unidas Podemos) che il premier guida da inizio 2020. Una mossa pensata per smuovere le macque sul fronte dei negoziati con la nuova amministrazione regionale catalana — indipendentista — e che il governo spera possa risultargli politicamente vantaggiosa, nonostante il malcontento di parte della società spagnola.

“La motivazione mprincipale dell’indulto è la sua utilità per la convivenza”, ha maffermato Sánchez alla platea riunita ad hoc nel prestigioso teatro Liceu di Barcellona. “Potremmo tornare ai rimproveri, mrimanere bloccati sui problemi. Oppure dedicare il nostro tempo e le nostre energie a risolvere il problema e scommettere sulla concordia”, ha aggiunto il premier, ricevuto all’ingresso dai fischi di alcune centinaia di manifestanti secessionisti e interrotto a più riprese da uno di loro, presente in sala. m”L’indipendenza è l’unica soluzione!”, ha gridato il giovane contestatore.

La reazione da parte del presidente catalano Pere Aragonès è arrivata poco dopo: “È un passo che riconosciamo, ma insufficiente e incompleto”, ha detto ai media iberici. A suo avviso, le soluzioni per risolvere il conflitto politico con lo Stato sono “l’amnistia” nei confronti dei secessionisti implicati in cause giudiziarie e un “referendum” sull’indipendenza.

L’annuncio di Sánchez comunque non è arrivato a sorpresa: da settimane, infatti, il governo aveva fatto intendere di essere deciso a scommettere sull’indulto. La questione è divenuta oggetto di un ampio dibattito pubblico, nel corso del quale Sánchez ha incassato il beneplacito di importanti figure del mondo imprenditoriale e dei vescovi della Catalogna, oltre che dei suoi principali alleati, nonostante le perplessità espresse inizialmente da alcuni influenti socialisti.

Appoggi che gli hanno permesso di sostenere i propri argomenti malgrado il parere contrario della Corte Suprema — per il quale il governo non potrà concedere un indulto totale — e di avere più armi per fronteggiare le dure reazioni della destra spagnola. “Sánchez oggi rappresenta la disubbidienza alla legalità e l’appropriazione indebita della sovranità”, ha affermato il leader del Pp, Pablo Casado. Per il premier, invece, l’indulto “non pone in discussione né revoca una sentenza di condanna definitiva”, bensì pone la questione su “un altro piano, non più giudiziario”. Quindi, politico.

Ora per Junqueras e gli altri condannati — gli ex assessori regionali Raül Romeva, Jordi Turull, Joaquim Form, Josep Rull e Dolors Bassa, l’ex presidente del Parlamento regionale Carme Forcadell e gli attivisti Jordi Sànchez e Jordi Cuixart — resta da capire che argomenti legali userà il governo per motivare l’indulto e che condizioni saranno imposte in ciascun caso (non hanno chiesto la grazia personalmente). Tutti godranno nei prossimi giorni di permessi penitenziari, per cui quando arriveranno gli ordini di scarcerazione potrebbero essere già fuori.

(di Francesco Rodella/ANSA).

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