Sindacati: no aspettativa forzata a dipendenti no-vax

Dipendenti indossano mascherine e guanti protettivi a prevenzione della diffusione del Covid-19, durante il turno di lavoro, presso lo stabilimento industriale di packaging farmaceutico Eurpack di Aprilia
Dipendenti indossano mascherine e guanti protettivi a prevenzione della diffusione del Covid-19, durante il turno di lavoro, presso lo stabilimento industriale di packaging farmaceutico Eurpack di Aprilia, Roma. 21 aprile 2020 ANSA/MASSIMO PERCOSSI

ROMA. –   L’annuncio dell’imprenditore tessile Brunello Cucinelli sull’intenzione di mettere in aspettativa remunerata i dipendenti che non si vaccineranno ha riaperto la discussione sull’effettiva libertà di vaccino nell’ambito lavorativo dopo quella seguita al caso degli infermieri no vax a Genova.

I sindacati sono intervenuti parlando di grave violazione della privacy da parte dell’azienda che si informa sull’esecuzione del vaccino laddove questo non è obbligatorio e dicendo no all’aspettativa forzata, ma da parte dei giuristi si sottolinea la possibilità per l’azienda di sospendere il lavoratore non vaccinato senza giustificato motivo per evitare di mettere a rischio gli altri dipendenti.

Infatti se è vero che nessuno può essere obbligato a nessun trattamento sanitario se non per disposizione di legge (articolo 32 della Costituzione) e quindi non al vaccino anti Covid se questo non è obbligatorio per legge,  è vero che l’imprenditore è obbligato ad adottare le misure necessarie ad assicurare  l’integrità fisica dei dipendenti (articolo 2087 del Codice civile) .

“La Costituzione all’articolo 32 – afferma il giuslavorista Pietro Ichino – garantisce la salute e la sicurezza a tutti. Libero dunque chi preferisce stare a casa propria senza vaccinarsi, ma non di mettere a rischio la salute dei compagni di lavoro. Se in un’azienda la vaccinazione è ritenuta dall’imprenditore necessaria c’è un obbligo per i dipendenti di rispettare questa misura”.  “Il dipendente che rifiuta questa misura di sicurezza senza un giustificato motivo – prosegue Ichino –  può essere sospeso dal lavoro per la tutela degli altri fino a che il pericolo non sarà  cessato del tutto”.

I sindacati ribadiscono l’importanza della vaccinazione ma non ci stanno al controllo in una situazione nella quale l’obbligo al vaccino non c’è.  “Le vaccinazioni sono sicuramente utili, sottolinea la leader della Femca-Cisl, Nora Garofalo, costituiscono un’arma formidabile per debellare il virus, e tutti dovrebbero vaccinarsi. Le aziende, da parte loro, devono prodigarsi per fare in modo che i propri dipendenti abbiano la possibilità di fare il vaccino.

Ma non esiste alcuna norma che imponga la somministrazione del vaccino ai lavoratori. A questo si aggiunge che informarsi sullo stato vaccinale dei propri dipendenti rappresenta una grave violazione della privacy”.

“Non siamo ancora in presenza di un obbligo vaccinale – sottolinea la segretaria confederale Cgil Tania Scacchetti  –  bisogna intensificare la campagna vaccinale che  mi pare stia dando buoni frutti.  Direi comunque che licenziare o mettere forzatamente in aspettativa chi non si vaccina sia un atto ampiamente contestabile”.

Secondo Michel Martone ex viceministro al lavoro e professore ordinario di Diritto del lavoro alla Sapienza di Roma il lavoratore che sceglie di non vaccinarsi può essere sospeso dal lavoro e dalla retribuzione senza perdere il posto dopo aver verificato se sia possibile svolgere la sua attività da casa o se sia possibile adibirlo ad altre mansioni “protette” . “Il costo dell’esercizio della tua libertà – spiega – deve rimanere in carico a te e non al datore di lavoro”.

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