Draghi spinge il Pil: “Restano rischi ma ora più lavoro”

Il Presidente del Consiglio Mario Draghi è intervenuto al "Cercle d’Economia", in occasione del conferimento del "Premio per la costruzione europea".
Il Presidente del Consiglio Mario Draghi è intervenuto al "Cercle d’Economia", in occasione del conferimento del "Premio per la costruzione europea". (Ufficio Stampa e Comunicazione Palazzo Chigi)

BARCELLONA. – La prospettiva è una crescita del Pil “significativamente” al rialzo rispetto alle stime, ma restano ancora seri “rischi” per una pandemia la cui fine è “ancora lontana”. Mario Draghi analizza la fase che l’economia italiana e mondiale attraversano. E’ a Barcellona per ricevere un premio per quanto ha fatto da presidente della Bce, ma ne fa l’occasione anche per auspicare un rilancio dell’Ue con la spinta di Italia e Spagna, in asse con Francia e Germania.

In platea ci sono il primo ministro Pedro Sanchez e il gotha economico spagnolo. “Ci sono le premesse per una rapida ripresa economica”, assicura. Ma deve essere una crescita “inclusiva”, in grado di stimolare la domanda e accelerare la creazione “dei posti di lavoro di cui abbiamo bisogno”.

Arriverà – è il messaggio agli investitori – il tempo per tornare a politiche fiscali “prudenti” ma bisogna fare ancora “sforzi” per sostenere la ripresa con politiche monetarie espansive. A Barcellona Draghi si ferma poche ore. Il padrone di casa, Sanchez, lo definisce un “maestro”: “Quando lui parla in Consiglio europeo tutti stiamo zitti e ascoltiamo”.

E due premi segnano la visita del premier, uno per la “costruzione europea” del Cercle d’Economia e una medaglia per il 250esimo anniversario del Foment, l’associazione di rappresentanza delle imprese catalane. Sullo sfondo dei suoi interventi c’è la crisi, con i rischi che derivano dal fatto dal divario di vaccinazioni tra i Paesi più ricchi e quelli in via di sviluppo: da lì potrebbero partire nuove varianti pericolose. Ecco perché l’accento viene posto ancora sulla ricerca, produzione e distribuzione di vaccini.

Ma lo sguardo va alla prospettiva di un’Europa che, “come ha scritto Jean Monnet, ‘sarà forgiata dalle sue crisi e sarà la somma delle soluzioni trovate per risolverle”. Al padrone di casa, che rischiava – secondo la stampa spagnola – di non ritrovare con Draghi quella sintonia che lo accomunava a Giuseppe Conte, il premier fa sponda nel dire che Italia e Spagna “unite sono più forti”, a partire da un dossier delicato come quello dei migranti, in nome della “visione mediterranea e dell’europeismo”.

Ma non si ferma all’asse del Sud la politica europea di Draghi, che mira a un più forte protagonismo: portare le nostre istanze al centro dell’Ue, è il tentativo. “Insieme a Francia, Germania e gli altri Stati membri vogliamo costruire un’Unione più moderna, competitiva e solidale. Che superi le tradizionali divisioni tra Nord e Sud e si mostri unita nel confronto con le potenze globali”.

“Abbiamo dato la democrazia per scontata e abbiamo ignorato il rischio del populismo”, è il passaggio più politico dell’intervento di Draghi, che con un discorso di taglio molto tecnico torna a indicare una via di ripresa “equa e sostenibile”, che non rinunci alla coesione sociale.

Nell’immediato, la prospettiva che indica per l’Italia è quella di superare di molto le stime di crescita che danno il Pil nel 2021 al 4,2%. Il progetto è farlo creando un mercato del lavoro meno “ingiusto” per deboli, giovani e donne, con un “sostegno” ai lavoratori che vengono licenziati e la creazione di più posti grazie a una spinta alla domanda. Ecco perché Draghi ribadisce la richiesta di rendere il fondo Sure per la disoccupazione permanente.

Ma intanto bisogna fare attenzione, avverte Draghi, alla crescente inflazione (il 3,3% in aprile nell’area Ocse) e ai rischi di “divergenza tra l’economia dell’area euro e quella Usa, e le conseguenze per le rispettive banche centrali”. Il fardello è ancora un debito aumentato di 15,8 punti nel 2020: per renderlo sostenibile la migliore ricetta è la crescita, ma è anche vero che i “decisori politici” – evitando con una risposta senza precedenti una recessione ancora peggiore di quella avuta – hanno dato garanzie alle aziende di tale portata da rendere i fallimenti più gravosi per lo Stato.

Il Recovery plan è la base da cui ripartire per superare “le fragilità”. La responsabilità per i maggiori beneficiari (Italia e Spagna, i Paesi più colpiti dal Covid con 200mila morti) di attuarlo in maniera “efficace” per aprire una “nuova fase Ue”.

Transizione ecologica e digitale sono gli assi indicati davanti alla platea del foro Italia-Spagna, dove siede il segretario Pd Enrico Letta, i ministri Di Maio, Colao e Cingolani, manager di aziende partecipate, membri del governo spagnolo e gotha economico. “Non possiamo uscire dalla crisi sanitaria per poi entrare, da sonnambuli, in una crisi ambientale”, dice.

Elenca i 7 miliardi per la connettività e la banda ultralarga, i 17 miliardi totali per la rigenerazione delle città (9 all’edilizia pubblica, 8 al trasporto sostenibile). L’Italia c’è, la Spagna è pronta a costruire “sinergie” con Roma: “Auspichiamo ci sia una pronta e profonda collaborazione tra la Commissione Europea e i governi”, dice Draghi.

(dell’inviata Serenella Mattera/ANSA)