L’allarme dell’Unhcr: nel 2020, 82 milioni di persone in fuga

Migranti venezuelani abbandonano il paese nella frontiera con Colombia. (ANSA)

ROMA. – Nonostante la pandemia del coronavirus e l’appello per un cessate il fuoco globale, il 2020 ottiene il triste primato per il numero più alto di persone in fuga da guerre, violenze, persecuzioni e violazioni dei diritti umani, salito a quasi 82,4 milioni.

Lo segnala l’ultimo rapporto annuale Global Trends dell’Unhcr pubblicato oggi a Ginevra. Si tratta di un aumento del 4% rispetto alla cifra record di 79,5 milioni di persone in fuga toccata alla fine del 2019. “Un bilancio abbastanza tragico”, ha sottolineato Chiara Cardoletti, rappresentante Unhcr per l’Italia, la Santa Sede e San Marino, mdovuto al fatto che “qualcosa è fallito per quanto riguarda gli sforzi internazionali di trovare delle risoluzioni ai conflitti”.

Lo scorso anno è stato il nono consecutivo di aumento dei movimenti forzati nel mondo. Oggi, l’uno per cento della popolazione mondiale è in fuga e ci sono il doppio delle persone costrette ad abbandonare le proprie case rispetto al 2011. L’Unhcr esorta i leader mondiali a intensificare gli sforzi per promuovere la pace, la stabilità e la cooperazione, al fine di fermare e iniziare a invertire questa tendenza.

Il rapporto riferisce che alla fine del 2020 c’erano 26,4 milioni di rifugiati – di cui 5,7 milioni di palestinesi sotto il mandato dell’agenzia Onu Unrwa – e 3,9 milioni di venezuelani fuggiti all’estero. Gli sfollati all’interno dei loro Paesi erano 48 milioni. Altri 4,1 milioni erano richiedenti asilo. Più di due terzi di tutte le persone che sono fuggite all’estero provengono da soli cinque paesi: Siria (6,7 milioni), Venezuela (4,0 milioni), Afghanistan (2,6 milioni), Sud Sudan (2,2 milioni) e Myanmar (1,1 milioni).

Il rapporto segnala che quasi nove rifugiati su dieci (86%) sono ospitati da Paesi vicini alle aree di crisi e da paesi a basso e medio reddito. Gli stati meno sviluppati hanno dato asilo al 27% del totale. Per il settimo anno consecutivo, la Turchia ha ospitato il numero più alto di rifugiati a livello mondiale (3,7 milioni), seguita da Colombia (1,7 milioni, compresi i venezuelani fuggiti all’estero), Pakistan (1,4 milioni), Uganda (1,4 milioni) e Germania (1,2 milioni).

I minori rappresentano il 42% delle persone costrette alla fuga nel 2020. Stime dell’Unhcr mostrano che quasi un milione di bambini sono nati rifugiati tra il 2018 e il 2020. Il numero di sfollati interni è aumentato di oltre 2,3 milioni, alimentato soprattutto dalle crisi in Etiopia, Sudan, paesi del Sahel, Mozambico, Yemen, Afghanistan e Colombia.

Il rapporto rileva anche come al picco della pandemia nel 2020, oltre 160 Paesi avevano chiuso le loro frontiere, con 99 Stati che non facevano eccezioni per le persone in cerca di protezione. L’Unhcr evidenzia che nel corso del 2020, circa 3,2 milioni di sfollati interni e solo 251.000 rifugiati sono tornati alle loro case, un dato in calo rispettivamente del 40% e del 21% rispetto al 2019. Altri 33.800 rifugiati sono stati naturalizzati dai loro paesi d’asilo.

Il reinsediamento dei rifugiati ha registrato un crollo drastico: l’anno scorso sono stati reinsediati solo 34.400 rifugiati, il livello più basso in 20 anni, come conseguenza del numero ridotto di posti messi a disposizione dagli stati e della pandemia. Le domande di asilo in attesa a livello globale sono rimaste ai livelli del 2019 (4,1 milioni), ma gli Stati e l’Unhcr hanno registrato collettivamente circa 1,3 milioni di domande di asilo individuali, un milione in meno rispetto al 2019 (43% in meno).

“Per trovare soluzioni adeguate occorre che i leader globali e le persone influenti mettano da parte le loro differenze, pongano fine a un approccio egoistico alla politica e si concentrino piuttosto sulla prevenzione e sulla risoluzione dei conflitti e sul rispetto dei diritti umani”, ha sottolineato l’Alto commissario Onu per i rifugiati, Filippo Grandi.

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