CureVac poco efficace, l’Italia aspettava 30milioni di dosi

Il logo della società CureVac nella sede di Tuebingen, Germania.
Il logo della società CureVac nella sede di Tuebingen, Germania. EPA/RONALD WITTEK

ROMA. – La doccia fredda è arrivata dalla Germania con l’annuncio che il vaccino anti-Covid a mRna del laboratorio tedesco CureVac ha mostrato solo il 47% di efficacia e quindi non soddisfa i criteri statistici di successo richiesti dall’Organizzazione mondiale della Sanità, previsti al di sopra del 50%.

Una pessima notizia sia per l’Italia che, secondo i dati del ministero della Salute, aveva opzionato con contratto 30,285 milioni di dosi. Sia per l’Ue che ha una pre-opzione di ben 405 milioni di fiale. Prima conseguenza tangibile è stata la seduta shock in Borsa a Francoforte, dove il titolo del gruppo farmaceutico tedesco ha ceduto il 44% a 45,8 euro.

La Commissione europea ha fatto sapere che sta monitorando il dossier, mentre il vice direttore dell’Ema Noel Wathion ha dichiarato che il vaccino CureVac è all’esame in Rolling review e i dati diffusi dal laboratorio tedesco “saranno esaminati. Solo allora l’Agenzia sarà nelle condizioni di esprimere la sua valutazione”.

Sempre l’Ema è tornata sul mix di vaccini, ossia sulla possibilità di usare per la seconda dose un diverso preparato dalla prima: “Sulla base delle esperienze del passato mischiare vaccini sembra una strategia che può essere impiegata, ma su quelli Covid-19 ci sono prove limitate ed è importante raccogliere maggiori informazioni”.

Non solo, l’Agenzia europea del farmaco ha anche sottolineato che i dati del Regno Unito dicono che la prima dose del vaccino di AstraZeneca è efficace contro la variante delta, ma una seconda dose aumenterebbe la protezione in modo significativo, quindi sarebbe importante che l’intervallo tra le due dosi venisse accorciato”.

Ma mentre in Italia si continua a discutere di seconda dose a mRna dopo una prima con vaccino a vettore virale, con la comunicazione di CureVac si riapre il fronte dell’organizzazione della campagna vaccinale, poiché sul terzo immunizzante a mRna, dopo Pfizer e Moderna, ci si aspettava l’autorizzazione degli enti regolatori per la fine dell’estate, come aveva annunciato il coordinatore della task force vaccini Ema, Marco Cavaleri.

L’azienda di Tubinga oggi ha giustificato la scarsa efficacia del suo vaccino con la mutazione del Covid: “Noi in realtà combattiamo un altro virus”, ha detto in teleconferenza l’ad Franz Werner Haas. “L’analisi finale dei dati avverrà tra due-tre settimane sulla base di oltre 200 infezioni. I dati divulgati finora riguardano gli studi su 134 casi”.

Lo stesso Haas, citato nel comunicato dell’azienda ieri aveva affermato: “Avevamo sperato in risultati più solidi nell’analisi, ma abbiamo scoperto che è difficile ottenere un’elevata efficacia con questa gamma di varianti senza precedenti”.

Delusione insomma. Anche tra gli scienziati italiani che ora mostrano scetticismo verso il preparato CureVac. “Se funziona solo al 47% contro le varianti, e sappiamo che il virus genera nuove varianti a ogni mutazione, vuol dire che già in partenza non è un vaccino interessante”, ha commentato Massimo Ciccozzi, epidemiologo molecolare e direttore dell’Unità epidemiologica all’Università Campus Biomedico.

Per Roberto Cauda, Direttore dell’Unità operativa complessa di malattie infettive del Policlinico Gemelli di Roma, il fallimento “del vaccino CureVac non è davvero una buona notizia. È un vaccino a mRna diverso da quelli esistenti, di una fase relativamente avanzata di sperimentazione, ma in presenza di varianti VOC (Variant Of Concern), quelle da valutare con attenzione, ha dimostrato bassa efficacia. Ma la buona notizia è che il laboratorio proseguirà lo studio”.

Anche Cizzozzi torna sui tempi del richiamo: “Non dobbiamo allungare il richiamo di Pfizer e Moderna oltre le tre settimane indicate nella scheda tecnica. A meno che non ci sia un fondamento scientifico che ci dica che già la prima dose copra al 70%”.

(di Silvana Logozzo/ANSA)

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