L’Iran espelle suora italiana, da 26 anni nel Paese

Una suora passa davanti una bandiera dell'Iran.
Una suora passa davanti una bandiera dell'Iran. ANSA/EPA/Abedin Taherkenareh/

CITTA DEL VATICANO.  – Ha 75 anni e per 26 ha lavorato in un lebbrosario in Iran: suor Giuseppina Berti, una religiosa italiana che ora vive ad Ispahan, nella casa della Congregazione delle Figlie della Carità, dovrà lasciare l’Iran nei prossimi giorni. Non le è infatti stato rinnovato il visto, probabilmente già scaduto da diversi mesi, e ha dunque ricevuto il foglio di via.

La sua partenza renderà difficile la permanenza dell’altra consorella, l’austriaca suor Fabiola Weiss, 77 anni, 38 dei quali dedicati ai poveri e ai malati del lebbrosario, alla quale invece il rinnovo del permesso di soggiorno è stato concesso per un altro anno.

A darne notizia sono oggi i media del Vaticano che auspicano un ripensamento da parte delle autorità locali: “C’è da augurarsi che le autorità iraniane tornino sui loro passi e riconsiderino la decisione presa, permettendo alle suore di concludere la loro vita in questa terra che hanno tanto amato e servito con sacrificio e dedizione”, commentano dalla Santa Sede.

É difficile pensare che la questione sia legata ai rapporti tra la Santa Sede e l’Iran. Meno di un mese fa Papa Francesco aveva ricevuto nel Palazzo apostolico il ministro degli Affari Esteri della Repubblica Islamica Mohammad Javad Zarif. Il capo della diplomazia iraniana aveva fatto sapere che si era trattato di un “buon colloquio”, durante il quale c’erano stati scambi di vedute su tutte le questioni regionali in Medio Oriente.

Erano i giorni più duri del conflitto tra Israele e Gaza e la diplomacia vaticana stava esplorando ogni via per favorire la pace. Zarif aveva per questo incontrato anche il Segretario di Stato vaticano, il card. Pietro Parolin.

“Le due religiose, che hanno dedicato la vita ai malati del Paese, senza distinzioni di appartenenza religiosa o etnica, si vedono costrette ad abbandonare la casa della Congregazione, costruita nel 1937”, sottolineano i media della Santa Sede. In Ispahan, le Figlie della Carità si erano dedicate per anni all’istruzione e alla formazione dei giovani.

Il Vaticano ricorda anche il loro impegno a favore di centinaia di bambini polacchi, rifugiati e orfani di guerra, giunti in Iran nella primavera del 1942. Infatti nella città, le religiose gestivano una grande scuola, confiscata poi dopo la rivoluzione del 1979. Negli ultimi anni, le due suore non hanno svolto alcuna attività esterna e sono di fatto in pensione.

Nell’estate del 2019 anche l’amministratore patriarcale di Teheran dei Caldei, Ramzi Garmou, si era visto negare il rinnovo del visto e non ha più potuto ritornare nel Paese.

Con la partenza delle religiose si verrebbe a perderé definitivamente la presenza della Chiesa cattolica latina a Ispahan. Nel 2016, sempre nella città di Ispahan, era stata confiscata la casa dei Padri Lazzaristi.

(di Manuela Tulli/ANSA).

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