Trapianti da positivi Covid a negativi, i primi al mondo in Italia

Sala operatoria di un ospedale.
Sala operatoria di un ospedale. (Foto Mario Rosas/ANSA)

ROMA. – Un uomo di 64 anni al Sant’Orsola di Bologna e un ragazzo di 15 anni al Bambino Gesù di Roma, entrambi in condizioni molto gravi, hanno ricevuto un nuovo cuore grazie a una deroga del Centro nazionale trapianti al protocollo sperimentale sul prelievo di organi da donatori positivi al Covid e ad un’altra deroga da parte dell’Agenzia del Farmaco per poter utilizzare gli anticorpi monoclonali nel ragazzo che ha ricevuto l’organo.

I due trapianti sono i primi al mondo da donatori deceduti positivi al Sars-Cov-2 su riceventi negativi e privi di anticorpi. In entrambi i casi i pazienti hanno ricevuto un nuovo cuore e nessuno dei due ha contratto il Covid-19 dopo il trapianto.

Il primo è stato eseguito a fine aprile al Policlinico Sant’Orsola, mentre il secondo è stato a metà maggio all’Ospedale Gesù di Roma. I due riceventi, che soffrivano di cardiopatie severe, erano in lista d’attesa urgente nazionale e hanno ottenuto l’organo grazie a una deroga concessa dal Centro nazionale trapianti ai due ospedali rispetto al programma sperimentale del Cnt: il protocollo attualmente in vigore, infatti, consente di effettuare trapianti di organi salvavita provenienti da donatori risultati positivi al coronavirus e deceduti per altre cause, ma solo su riceventi positivi al momento del trapianto o già immunizzati per malattia pregressa o per vaccinazione.

“Nei casi trattati al Sant’Orsola e al Bambino Gesù la gravità delle condizioni cliniche dei pazienti ha spinto le equipe mediche dei due centri a chiederci l’autorizzazione al trapianto anche se i riceventi erano privi di anticorpi”, spiega il direttore del Cnt Massimo Cardillo.

“Abbiamo attivato immediatamente le procedure di sorveglianza infettivologica e abbiamo valutato per entrambi i pazienti che il rischio di morte o di evoluzione di gravi patologie connesse al mantenimento in lista di attesa fosse superiore all’eventuale trasmissione di patologia dal donatore. Il decorso post-trapianto ci ha dato ragione e i riceventi ora stanno bene e sono tornati a casa”.

Dall’attivazione, nel dicembre scorso, del protocollo sperimentale, il primo a livello internazionale di questo tipo, sono stati realizzati diciannove trapianti da donatori con Sars-Cov-2. A parte i due trapianti di cuore del Sant’Orsola e del Bambino Gesù, gli altri diciassette interventi hanno riguardato il fegato e sono stati effettuati esclusivamente su pazienti che avevano già avuto il Covid-19, nessuno dei quali ha subito una reinfezione dopo aver ricevuto il nuovo organo.

La vicenda, oltre ad essere un primato mondiale, vede anche un toccante gesto di gratitudine da parte del paziente più giovane, il 15enne operato a Roma, che appena ricevuta la notizia del cuore che lo attendeva, ha scritto una lettera alla famiglia del donatore, di cui non si sa, così come previsto dalla normativa, neppure se è uomo o donna.

“Credo sia anche bello pensare che il cuore che ha regalato tantissima felicità alle persone che aveva intorno, non ha mai smesso di battere e di regalarne altrettanta, anche se a persone diverse”, scrive il ragazzo in una lettera indirizzata “Al mio donatore/donatrice e alla sua famiglia”, che è stata pubblicata sul profilo Facebook dell’ospedale Bambino Gesu’ di Roma.

“Ci tenevo a dedicarvi questo mio pensiero. Vi ringrazio immensamente della scelta che state facendo voi per vostro figlio, che è una cosa difficile da fare e che difficilmente si ha il coraggio di fare. In un momento così doloroso è bellissimo che voi abbiate voluto donare un sorriso ad una persona”. Ed aggiunge: “Mi avete donato una grandissima speranza e vi porterò sempre con me”.

(di Maria Emilia Bonaccorso/ANSA)

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