Mottarone: dimesso il piccolo Eitan, è a casa degli zii

Mottarone, striscione per Eitan.
Mottarone, striscione di incoraggiamento per Eitan. (ANSA)

TORINO. – Il piccolo Eitan è stato dimesso. Diciotto giorni dopo la tragedia del Mottarone, in cui sono morte quattordici persone tra cui i genitori, il fratellino e i bisnonni, il bimbo di cinque anni unico sopravvissuto al crollo della funivia è tornato a casa.

Da Torino a Pavia in ambulanza, dall’ospedale infantile Regina Margherita alla casa della zia Aya, dove proverà a tornare alla normalità grazie anche all’aiuto dei due cuginetti, circondato dall’amore della famiglia che pensa ora all’affido.

Un percorso ancora lungo, come quello delle indagini per accertare cause e responsabilità della tragedia, mentre la vicenda della sostituzione del giudice approda al Consiglio superiore della magistratura con l’apertura di una pratica. “Sì, l’abbiamo visto arrivare questa mattina insieme alla zia. E’ bello che sia potuto tornare a casa, dopo quanto è successo”, dice un vicino di casa degli zii di Eitan, in un comune del Pavese. “In passato l’avevo visto a casa degli zii, insieme al papà e alla mamma e a suo fratello”, aggiunge, non riuscendo a trattenere le lacrime per la commozione.

Del ritorno a casa di Eitan è stato informato anche Mario Fabrizio Fracassi, sindaco di Pavia. “Sono felice di poter dire a Eitan ‘bentornato a casa’ – commenta il primo cittadino -. Ho manifestato alla zia, a nome di tutta la città, la felicità per le dimissioni dall’ospedale, con un abbraccio e un bacio virtuale al piccolo. Non è ancora il momento di andare a trovarlo di persona: ci sarà tempo più avanti, quello di oggi è solo l’inizio di un percorso. È il momento, invece, di cercare di fargli il dono più prezioso, e in qualche modo più difficile: la tranquillità”.

Il bimbo, assicura il presidente della comunità ebraica Milo Hasbani, “è sistemato e sta bene. Sta cominciando terapia, cure e l’inserimento in famiglia”. I suoi parenti “provano molto sollievo ma la preoccupazione non è mancata, su come spiegargli cosa è successo. Un tema che stanno affrontando con gli psicologi”. La zia “vive per quello – osserva – e la volontà della famiglia è per il bene del bambino”.

Le comunità ebraiche e la Fondazione scuola hanno aperto due raccolte fondi per sostenere Eitan in futuro. E la comunità ebraica di Milano sta anche pensando di costituirsi parte civile nel processo, dato che Amit, il papà del bambino, “era nostro dipendente”. Si occupava della sicurezza della scuola ebraica oltre a portare avanti gli studi di medicina a Pavia.

“Come comunità ebraica ci stiamo mettendo a disposizione della famiglia rispettando la loro privacy. Anche ieri erano preoccupati di riuscire a uscire dall’ospedale senza l’assalto dei giornalisti”.

ntanto, il Comitato di presidenza del Csm ha disposto l’apertura di una pratica, accogliendo la richiesta dei togati Sebastiano Ardita e Nino Di Matteo e dell’intero gruppo di Magistratura Indipendente, sulla correttezza della decisione del presidente del tribunale di Verbania Luigi Montefusco di sostituire in corso d’opera la giudice Donatella Banci Buonamici, che si stava occupando dell’inchiesta e aveva disposto la scarcerazione di due dei tre indagati.

Il provvedimento ha destato la dura presa di posizione delle Camere Penali e la reazione della Procura generale del Piemonte, che ha negato qualsiasi tipo di manovra occulta. Spetta ora alla Settima Commissione stabilire se il presidente Montefusco abbia agito in modo corretto o meno.

Lunedì i legali di tutte le parti coinvolte, sia quelli dei tre indagati che delle persone offese, si presenteranno negli uffici della Procura di Verbania per l’avvio degli accertamenti irripetibili su computer, hard disk, cellulari e registratori. Materiale che gli inquirenti sperano possa aiutarli a far luce sulle cause dell’incidente. E sulle responsabilità.