Sgominato il social del crimine: 800 in manette

Alcuni cellulari sostenuti nelle mani.
Alcuni cellulari sostenuti nelle mani.

ROMA. – L’Ispettore Ironside colpisce ancora: Fbi e polizia australiana hanno sgominato una rete internazionale degna di una Spectre 2.0 con un’operazione in 16 Paesi che ha portato all’arresto di oltre 800 criminali e al sequestro di tonnellate di droga, armi e quasi 50 milioni di dollari.

É il bilancio in cifre dell’Operazione Ironside appunto, che Europol ha invece denominato Greenlight/Trojan Shield, ma che passerà alla storia per il grimaldello che è stato usato. Si tratta di ANoM, un’applicazione criptata lanciata nel 2018 nel mondo del crimine non da qualche hacker in cerca di soldi facili ma da un infiltrato che ha poi dato l’accesso agli agenti Fbi, che l’hanno lasciata germogliare fin quando si è trasformata in un vero e proprio paese dei balocchi di quasi 300 organizzazioni.

Al suo interno, 12 mila malfattori hanno tramato alla luce del sole assassinii, traffici di droga e ogni altro crimine connesso, certi dell’impenetrabilità dell’app. A fare da garanti i boss in prima persona, certi di trovarsi in un regno protetto da mura insormontabili.

É stata proprio la caccia sfrenata a questo tipo di piattaforme ad aver attirato le mosche, soprattutto all’indomani dello smantellamento, avvenuto nel 2018, di Phantom Secure, una app molto simile ad ANoM utilizzata dalle reti criminali.

La chiave di volta dell’operazione è Hakan Ayik, il most wanted criminale australiano che ora la polizia invita a costituirsi: “sarebbe meglio per lui”, visto che fuori adesso rischia la pelle. ´É lui ad aver consegnato il primo telefono di ANoM a un altro boss, ad aver iniziato il domino. Convinto di avere tra le mani una manna caduta dal cielo, ha iniziato a gestire la distribuzione dei telefoni, garantendo personalmente l’affidabilità della piattaforma. Lo chiamano il “Facebook gangster” per delle foto girate sui social, tatuaggi e físico prestante. La sua latitanza l’avrebbe passata sinora in una lussuosa villa in Turchia.

Passati tre anni da quel primo telefono, gli agenti hanno tirato la rete: “In sostanza si sono ammanettati l’un l’altro abbracciando e fidandosi di ANoM, comunicando apertamente e non sapendo che li stavamo ascoltando”, ha detto ai media il capo della polizia australiana Reece Kershaw. Gli investigatori hanno visto e sentito di tutto: le foto di tonnellate di coca nascoste nella scatole di frutta, armi prodotte con le stampanti 3D – effettivamente sequestrate nei blitz – minacce di norte reciproche, piani dettagliati per maxi consegne di droga sintetica.

A marzo gli inquirenti si allarmano: un utente, tal “canyouguess67”, avverte di tenersi alla larga da ANoM perché “i dati passano dagli Usa” e finiscono sui tavoli della polizia. Ma il messaggio viene rimosso e il messaggio di quella Cassandra ignorato. E non è finita qui: le agenzie anticrimine hanno annunziato delle operazioni di spin-off legate ad ANoM, chiudendo il sipario con suspense.

(di Claudio Accogli/ANSA).