Chiusa campagna più violenta della storia, il Messico vota

México
El presidente de México, Manuel Andrés López Obrador

CITTA DEL MESSICO. – Il Messico voterà domenica in importanti elezioni legislative ed amministrative che giungono al termine di un periodo di violenze senza precedenti, costate la vita a molte decine di persone, fra cui 35 candidati a diversi incarichi nazionali e regionali.

Ed è stato record soprattutto nel numero degli attentati e delle aggressioni alle personalità politiche che, secondo l’Istituto Etellekt, sono state ben 782 fra settembre 2020 e maggio 2021, superando il precedente primato di 774 registrato tre anni fa.

Questa cruenta tendenza è stata interrotta solo dalla fine della campagna elettorale e dall’inizio della pausa di riflessione prima di un cruciale voto che riguarda il rinnovo integrale dei 500 membri della Camera dei Deputati, oltre a 15 dei 32 governatori, 30 delle 32 assemblee legislative statali e i sindaci e consiglieri di 1.500 dei 2.500 comuni messicani.

Gli analisti locali ricordano che il Messico è uno dei Paesi più violenti d’America latina, per l’interazione di bande legate ai cartelli della droga e al traffico di armi e di persone, che si scontrano permanentemente per il controllo del territorio.

A queste si aggiungono anche gruppi della criminalità organizzata che non esitano ad eliminare fisicamente chiunque tenti di mettere in discussione presunti diritti acquisiti ai margini della legge attraverso corruzione o uso della forza.

In tutto questo il presidente Andrés Manuel López Obrador ha cercato di infondere fiducia alla popolazione con inviti alla partecipazione al voto per la scelta dei rappresentanti in Parlamento e nell’amministrazione degli Stati della Federazione messicana.

“Ci sono, come in ogni processo elettorale, scontri, a volte aggressioni – ha spiegato il capo dello Stato – ma in Messico c’è normalità politica, c’è normalità democratica”. “Tutti i cittadini – ha assicurato – hanno la garanzia di protezione da parte del governo, e non devono quindi temere nulla”. “Diciamo ‘basta!’ – ha concluso – e non lasciamoci manipolare o influenzare da nessuno”.

Gli aventi diritto al voto sono circa 94 milioni, ma i numerosi conflitti esistenti, la resistenza indigena e la descritta violenza di criminalità e narcotraffico rendono incerta la stima della possibile percentuale di affluenza alle urne.

Secondo i sondaggi della vigilia, il governativo Movimento di rigenerazione nazionale (Morena) è primo nelle intenzioni di voto ed accreditato alla Camera del 43%, con possibili 210-230 seggi propri. A questi si aggiungeranno quelli dei due alleati (Partito del Lavoro e Partito Verde) per un totale massimo di 310, ossia una confortante maggioranza semplice, ma al di sotto dei 2/3 necessari per riforme costituzionali.

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