Perù: domenica ballottaggio Castillo-Fujimori

Keiko Fujimori e Pedro Castillo si salutano prima di un dibattito in Peru,.
Keiko Fujimori e Pedro Castillo si salutano prima di un dibattito in Peru,. (ANSA/EPA/Aldair Mejía)

BUENOS AIRES.  – Una sfida fra due candidati che propongono modelli di società radicalmente diversi fra loro è al centro del ballottaggio presidenziale che si terrà domenica in Perù, un appuntamento che può avere riflessi politici nell’intero subcontinente latinoamericano.

Si disputano la successione al presidente Francisco Sagasti, un maestro di militanza comunista -senza curriculum politico ma cresciuto a sorpresa nei sondaggi- Pedro Castillo, e una notaleader della destra peruviana, Keiko Fujimori, con il peso di essere figlia di Alberto Fujimori, ex capo dello Stato in carcere per reati di lesa umanità.

A differenza di quanto accaduto in Cile, Colombia, e anche Ecuador, il disagio sociale delle fasce più povere della società e la lotta di sindacati e movimenti sociali peruviani per una maggiore giustizia sociale non si sono tradotti negli ultimi anni in importanti proteste popolari. Né ha provocato eccessive tensioni la pandemia da Covid-19, che pure ha avuto un pesante bilancio di contagiati (quasi due milioni) e morti (oltre 185.000), e che ha posto il Perù ai primissimi posti l mondo nella percentuale di mortalità per milione di abitanti.

Ma lo scrutinio del primo turno delle presidenziali, lo scorso 11 aprile, ha mostrato che il malessere covava sotto le ceneri. E questo ha portato alla vittoria chiara di Castillo, votato dalla popolazione più disagiata della Sierra centrale e del sud del Paese, contro lo strapotere del mondo politico tradizionale e degli affari arroccato soprattutto a Lima.

Con l’inseparabile cappello di paglia e con un linguaggio semplice, anche ieri sera in chiusura della campagna elettorale a Lima, il 51/enne leader di Perú Libre ha ricordato di essere il portabandiera di “coloro che non hanno voce, che sono nell’anonimato, che sono considerati persone di terza o quarta categoria”. Il suo programma prevede nazionalizzazioni, interventi straordinari per rilanciare l’intervento pubblico nell’educazione, la salute e le pensioni, e anche un referendum per la costituzione di una Assemblea costituente in stile cileno.

Da parte sua Keiko Fujimori, autorizzata a partecipare alla campagna elettorale dalla giustizia che ha temporáneamente sospeso i suoi arresti domiciliari per un processo per presunto riciclaggio di denaro, ha puntato soprattutto a differenziarsi dall’avversario, accusato di “essere un pericolo per la democrazia”.

Come il conservatore Guillermo Lasso, che ha battuto nel ballottaggio presidenziale in Ecuador il candidato di sinistra Andrés Arauz puntando ad un ammodernamento del sistema economico e sociale esistente, Fujimori ha moltiplicato le promesse di miglioramento di quanto esiste in tutti i settori chiave del Paese, con interventi straordinari a favore dei meno abbienti.

E in questo impegno ha ricevuto l’appoggio della destra latinoamericana ed europea, e in Patria dello scrittore Mario Vargas Llosa che ha considerato la candidata di “Fuerza Popular” come “il male minore”. Ringraziando davanti ai suoi sostenitori ieri a Lima l’autore della “Città ed i cani” e di “La casa verde” che fu acerrimo avversario politico del padre, Keiko Fujimori ha chiesto un voto “non per me, ma per il Paese”.

(di Maurizio Salvi/ANSA).

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