Biden vieta gli investimenti in altre 28 aziende cinesi

Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden.
Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden.

WASHINGTON. – Nuove tensioni tra Usa e Cina, dopo che Joe Biden ha chiesto all’intelligence americana un nuovo rapporto entro 90 giorni sulle origini del Covid lasciando aperta l’ipotesi di una fuga dal laboratorio di Wuhan. Ora il presidente ha firmato un nuovo ordine esecutivo che dal 2 agosto vieta agli americani di investire in aziende cinesi quotate legate alla difesa o impegnate nella vendita di tecnologie di sorveglianza, sia dentro che fuori la Cina, usate per reprimere il dissenso o le minoranze etniche e religiose.

Il bando riguarda anche i fondi che investono in queste società: avranno un anno per disinvestire. Nella blacklist ci sono già 59 aziende del Dragone. Biden ha di fatto rafforzato ed esteso il decreto emesso in novembre da Donald Trump,  aggiungendo altre 28 aziende ed includendo quelle che producono e installano le tecnologie di sorveglianza, impiegate ad esempio contro gli Uiguri o i dissidenti a Hong Kong e nella diaspora cinese nel mondo.

Una mossa che arriva mentre si intensifica la battaglia commerciale ed ideologica tra Washington e Pechino in quella che Biden ha definito  una sfida vitale tra “democrazia e autocrazia”.

La Cina sta aumentando la propria capacità di spiare i suoi quasi 1,4 miliardi di cittadini, usando un mix di telecamere e software per il riconoscimento facciale, scanner telefonici e una serie di altri strumenti, ed esportando questa tecnología nel mondo. Spesso è venduta all’estero come parte del pacchetto di apparecchiature di comunicazione fornito da compagnie come Huawei o come parte della Belt and Road initiative, la nuova via della seta con cui Pechino tenta di espandere i suoi legami commerciali ed aumentare la sua influenza politica.

La Casa Bianca ha inquadrato il bando nel nuovo impegno americano a difendere la democrazia e a non facilitare la repressione cinese. Ma il Dragone condanna spesso mosse di questo genere come una interferenza nei suoi affari interni. In passato ha minacciato misure simmetriche contro le aziende americane, aumentando i timori di un ‘decoupling’, una separazione tra le due maggiori economie del mondo.

Non è chiaro quanto efficace sarà l’ordine di Biden. Molto dipenderà anche  dalla sua capacità di convincere gli alleati europei, il Giappone e la Corea del Sud ad unirsi a questa iniziativa. Un banco di prova sarà il suo viaggio in Europa a metà giugno, il primo della sua amministrazione, per il G7 in Gran Bretagna, seguito dal vertice Nato e dal summit Usa-Ue a Bruxelles.

La posizione da tenere con Pechino sarà uno degli argomenti chiave. Ma si dovrà fare i conti con le resistenze di Paesi come la Germania e la Corea del Sud, che hanno nella Cina uno dei maggiori mercati di sbocco del loro export di auto di lusso, software e prodotti elettronici.

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