Gentiloni: cambiare patto Ue, Recovery non per sempre

Paolo Gentiloni esce dal sede del PD, Roma,Archivio.
Paolo Gentiloni in un'immagine d'archivio. ANSA/MASSIMO PERCOSSI

TRENTO.  –    Le regole sul Patto di stabilità e crescita “possono essere cambiate e, a mio parere, devono esserlo, per essere adeguate al livello in cui ci troviamo. Le regole devono essere credibili e applicabili, perché non possiamo passare i prossimi anni a trovare modalità per bypassare le regole comuni perché non sono applicabili”.

Ne è convinto il Commissario europeo Paolo Gentiloni, intervistato al Festival dell’Economia di Trento dal direttore scientifico Tito Boeri. Lo scorso marzo la Commissione Ue aveva raccomandato di tenere il Patto di Stabilità sospeso anche nel 2022 e di proseguire con il sostegno pubblico all’economia fino al 2023.

Inoltre Bruxelles aveva posto l’attenzione sui rischi derivanti dal ritiro prematuro del sostegno pubblico. Il cambiamento delle regole europee non avverrà, però, attraverso una modifica dei trattati, “perché ci vuole l’unanimità e in secondo luogo non è un problema della Commissione, che è guardiana dei trattati”.

Ma, ha proseguito Gentiloni, “c’è una discussione in corso in Francia, Germania, Italia e perfino negli Usa sulle regole di bilancio economiche europee”. Concetti che il commissario europeo ha ribadito anche in una intervista rilasciata la quotidiano francese Le Monde, spiegando che “sarà una delle discussioni più complesse del nostro club europeo, che riunisce Paesi con culture molto diverse”.

Che i parametri vadano rivisti lo aveva detto nei mesi scorsi anche il presidente del Consiglio Mario Draghi, secondo cui “le attuali regole di bilancio erano inadeguate e sono ancora più inadeguate per un’economia in uscita da una pandemia”. Un tentativo di revisione parziale delle regole su stabilità e crescita, poi congelato proprio per l’emergenza sanitaria, c’era stato ad inizio 2020, ma ora lo scenario socio-economico è peggiorato.

“La situazione oggi è molto diversa rispetto a quando sono stati concepiti i trattati: i tassi erano del 4% e oggi sono incomparabili, perché molto bassi o negativi, il debito dei Paesi era in media del 60% mente quest’anno sarà del 102%, quindi ad un livello molto alto, con alcuni Paesi, come il nostro, con livelli ancora più alti. C’è poi un terzo elemento – ha proseguito Gentiloni – dopo la crisi finanziaria si sono mazzerati gli investimenti pubblici netti che sono arrivati a mzero e questo non ce lo possiamo permettere se prendiamo sul serio le cose di cui parliamo”.

L’emergenza sanitaria ed il rischio di collasso economico – ha spiegato il capo economista di Intesa Sanpaolo, Gregorio De mFelice, nel corso dell’inaugurazione del Festival Economia di mTrento – hanno infatti provocato “il più grande intervento pubblico dello Stato nel secondo dopoguerra: 16 trilioni di dollari spesi globalmente dall’inizio della pandemia, un valore mpari a circa il 20% del Pil mondiale”.

La lezione, ha chiosato De Felice, è “che ancora una volta l’efficacia della pubblica amministrazione e il rapporto tra diversi livelli decisionali sono elementi chiave per contenere gli impatti economici di meventi avversi e limitarne i costi a carico della collettività”.

Secondo Carlo Cottarelli, direttore dell’Osservatorio sui Conti Pubblici Italiani intervenuto al Festival per presentare il libro “All’inferno e ritorno. Per la nostra rinascita sociale ed económica”,  “le regole del Patto di stabilità saranno reintrodotte e a questo punto anche cambiate solo nel 2023: tutti i Paesi sono d’accordo sulla necessità di modificarle, ma sul come ci sono forti differenze”.

“Non so immaginare quale potrà essere il compromesso. Il Nord Europa continua a essere preoccupato più di noi del livello del debito pubblico, e questa differenza tra nord e sud si è approfondita in termini anche di dati – ha aggiunto Cottarelli – perché il debito pubblico del nord è aumentato, negli ultimi 18 mesi, molto meno rispetto alla crescita registratasi nei paesi del sud: la differenza tra debito pubblico tedesco e italiano non è mai stata così alta dalla fine della seconda guerra mondiale. Ci sono differenze forti di vedute su come cambieranno le regole”.

(di Jacopo Valenti/ANSA).

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