Rafforzare frontiere esterne per far rivivere Schengen

Un villagio in zona Schengen in Lussemburgo.
Un segnale in area Schengen. EPA/NICOLAS BOUVY

BRUXELLES.  – Adattare l’area Schengen alle sfide future superando i problemi creati dalla pandemia,  rafforzando le frontiere esterne ed accrescendo le libertà all’interno. É la filosofia al centro della nuova strategia per l’area di libero movimento più grande al mondo (22 Stati Ue oltre a Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera), adottata dal collegio dei commissari Ue e presentata dalla responsabile europea agli Interni, Ylva Johansson e dal vicepresidente della Commissione Margaritis Schinas, assieme alla proposta di revisione del meccanismo di valutazione annuale.

Una reforma quest’ultima, che aiuterà ad identificare le “gravi carenze” ai confini esterni e fare in modo che “vengano risolte” nel più breve tempo possibile. Per individuarle sono previste anche “visite a sorpresa” nei Paesi ed una “peer-review”, che inevitabilmente contribuirà al pressing sugli stati membri.

“La libertà di muoversi, vivere e lavorare in diversi Stati membri è cara agli europei ed è  uno dei più grandi risultati dell’Ue”, ma “diverse crisi ci hanno mostrato che non possiamo darla per scontata”, ha osservato per l’occasione la presidente dell’esecutivo Ue Ursula von der Leyen. Ora occorre fare in modo che questa conquista “possa resistere alla prova del tempo” – ha aggiunto – per ricostruire le nostre economie e per farsi emergere più forti insieme”.

L’iniziativa lanciata da Bruxelles si inserisce nel quadro del cammino verso un ritorno alla normalità di Schengen, ma “adattata al futuro”  dopo le sfide degli ultimi sei anni, dal terrorismo alle migrazioni, alla pandemia. E cerca di convincere Paesi come Francia, Germania, Svezia, Danimarca, Austria e Olanda, che hanno ancora i controlli alle frontiere, a revocare le misure.

Nella comunicazione anche un cronoprogramma delle proposte legislative per i prossimi anni, basato su tre pilastri, a partire dal rafforzamento delle frontiere esterne, in particolare attraverso l’integrazione dei nuovi sistema tecnologici di monitoraggio, richiamando anche l’obiettivo di reclutare 10mila unità delle guardie di frontiera Frontex entro il 2027.

Fondamentale poi, è il coordinamento interno tra le forze dell’ordine, compresa una condivisione più efficace delle informazioni di intelligence (la proposta legislativa sul códice di coordinamento delle polizie sara’  presentata a metà  novembre). E terzo elemento cardine è il miglioramento della governance, legato alla riforma del regolamento sul mecanismo di valutazione annuale Schengen, che si vuole semplificare e rendere più  stringente.

La revisione del Codice delle frontiere, invece, sarà presentato in autunno, e prevedrà la possibilità per lo Stato membro di ripristinare i controlli alle frontiere, ma “dovrà essere l’ultima risorsa”. Secondo gli ultimi dati diffusi, ben 1,7milioni di persone abitano in uno Stato e lavorano in un altro e ogni giorno 3,5 milioni di persone, in tempi  normali, attraversano i confini interni.

(di Patrizia Antonini/ANSA).

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