Incubo senza fine per Zaki, un altro compleanno in cella

Striscione di Amnesty Bologna con il volto dello studente Patrick Zaki avvolto da filo spinato, chiendendo la sua liberazione. (Ansa)
Striscione di Amnesty Bologna, per la liberazione di Patrick Zaki nella campagna Amnesty #FreePatrick. ANSA/US AMNESTY

IL CAIRO. – Patrick Zaki non esce dal kafkiano buco nero della Giustizia egiziana che l’ha inghiottito quasi un anno e mezzo fa e passerà un altro compleanno, quello importante dei suoi 30 anni, dormendo per terra in un braccio della famigerata prigione di Tora al Cairo: in quello che Amnesty international considera un conclamato caso di “accanimento giudiziario” nei confronti dello studente egiziano dell’Università Alma Mater di Bologna accusato di propaganda sovversiva, sono stati inflitti altri 45 giorni di custodia cautelare in carcere.

La decisione è stata presa dopo un’udienza svoltasi martedì e resa nota nelle ultime ore da una sua legale: altri “45 giorni, come ogni volta”, ha detto al telefono all’ANSA con voce abbattuta Hoda Nasrallah.

É dunque praticamente certo che, dopo quello dell’anno scorso, il 16 giugno Patrick passerà in cella anche questo compleanno dopo oltre 16 mesi di detenzione iniziati il 7 febbraio 2020. Una prigionia causata solo da dieci post di un account Facebook che i suoi legali considerano fake ma che hanno configurato reati che fanno rischiare all’attivista per i diritti umani fino a 25 anni di carcere: si tratta fra l’altro mdi “diffusione di notizie false”, istigazione “ai crimini mterroristici” e di tentativo di “rovesciamento del regime al potere”.  mIntanto la custodia cautelare, in Egitto, può durare mdue anni e oltre se emergono nuove accuse.

Questo “ennesimo rinnovo che non lascia spazio a dubbi: la sua detenzione è un accanimento giudiziario”, ha sostenuto Amnesty Italia. Con il portavoce, Riccardo Noury, che sottolinea come ci sia  “da chiedersi ancora una volta cosa intenda fare il Governo italiano”.

E gli attivisti del gruppo “Patrick LIbero” hanno sottolineato che anche all’udienza di martedì – come già avvenuto in passato pure per altri casi sotto monitoraggio – a diplomatici tra cui uno italiano è stato negato il permesso di assistere alla seduta. Stesso diniego anche per la madre e la sorella, Marise.

Le condizioni in cui si trova il giovane diventano sempre peggiori, come ha segnalato questa settimana proprio Marise: “Non riceve farmaci adeguati”, “non gli è stato somministrato il vaccino” anti-covid e continua a soffrire di asma, ansia e depressione, ha riferito.

La mobilitazione attorno al caso di Patrick ha intanto fatto msalire a oltre 265 mila il numero di firme raccolte sulla piattaforma change.org per conferire a Zaki la cittadinanza italiana. Una richiesta su cui hanno puntato diversi commenti politici delle ultime ore.

Si tratta di “un incubo senza fine. Una tortura, non lasciamo solo Patrick Zaki” ha esortato la presidente dei senatori del Pd, Simona Malpezzicontro, ricordando che Palazzo Madama “ha dato via libera a un odg che impegna il governo ad attivarsi per la sua liberazione”. Laura Boldrini, deputata del Pd e presidente del Comitato per i diritti umani nel mondo, ha esortato a fermare le vendite di armi italiane all’Egitto.

“Basta con questo stillicidio che da quasi 500 giorni costringe Zaki in carcere in sfregio ai diritti umani e alla libertà di opinione”, ha affermato un senatore del Pd, Francesco Verducci, primo firmatario della mozione per la cittadinanza italiana allo studente egiziano approvata al Senato.

(di Rodolfo Calò/ANSA).

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