Svolta in Cina, ogni coppia potrà avere tre figli

Bambini cinesi in una scuola a Pechino.
Bambini cinesi in una scuola a Pechino.(ANSA/ EPA-EFE)

PECHINO. – La Cina rivoluziona ancora le politiche sulla famiglia e consente a tutte le coppie di avere un terzo figlio, ultima mossa a sorpresa per rallentare il rapido invecchiamento della popolazione e il calo del tasso di natalità, scivolato agli stessi livelli di economie sviluppate come Italia, Giappone e Corea del Sud.

Dopo aver ufficialmente demolito nel 2016 la regola ultradecennale del figlio unico, inizialmente imposta per fermare un’esplosione demografica, Pechino ha deciso di correré ai ripari di fronte ai dati dell’ultimo censimento: il limite dei due figli non è riuscito a invertire il trend, prevalentemente a causa del boom dei costi per allevare i bambini nelle città cinesi, ormai fuori controllo.

Per rispondere all’invecchiamento della popolazione, il Paese introdurrà “importanti politiche e misure”, ha annunciato una nota del Politburo, l’Ufficio politico del Comitato centrale del Partito comunista a capo del quale c’è il presidente Xi Jinping.

La nuova politica dei tre figli sarà accompagnata da imprecisate “misure di sostegno” e il cambio di rotta impresso contribuirà, secondo le attese, a “migliorare la struttura della popolazione”.

I dati dell’ultimo censimento nazionale, il settimo relativo al 2010-20, annunciati con un ritardo di oltre un mese agli inizi di maggio, avevano certificato in modo inequivocabile l’invecchiamento della popolazione cinese – oggi a quota 1,411 miliardi di persone e incalzata dall’India – che per la prima volta in assoluto aveva visto il numero di over 60 schizzare a più di 264 milioni, oltre quello degli under 14, pari a 253,38 milioni.

Il tasso di natalità è a quota 1,3, molto al di sotto di quel 2,1 ritenuto il “limite minimo” per la crescita della popolazione, rivelando problemi strutturali alla tenuta del sistema previdenziale.

L’aumento della popolazione anziana è diventato un peso economico e sociale, essendo tra l’altro fattori con un impatto geopolitico poiché ostacoleranno le ambizioni cinesi di diventare una superpotenza economica e militare sfidando gli Usa.

Non è chiaro quando la nuova misura entrerà in vigore, sebbene la riunione odierna del Politburo abbia discusso le principali linee guida politiche da attuare fino al 2025.

Tuttavia, è ragionevole pensare ad un’attuazione in tempi rapidi dopo che alcuni funzionari governativi e anche i ricercatori della Banca centrale cinese avevano sollecitato un’abolizione totale dei limiti alle nascite.

Nella nota diffusa dall’agenzia Xinhua si annuncia anche che il governo “alzerà prudentemente l’età pensionabile in modo graduale”, un tema impopolare: la Cina ha infatti uno dei livelli più bassi al mondo e il Partito comunista aveva già espresso nel 2020 la volontà di varare una riforma.

Con il calo della natalità al tasso attuale, la popolazione potrebbe iniziare a ridursi in uno o 2 anni: nel 2020 sono stati censiti 12 milioni di nuovi bambini tra le incertezze della pandemia del Covid-19, il numero più basso dal 1961, quando la Cina fu sconvolta dalle carestie seguite al “Grande balzo in  avanti” di Mao Zedong, e in calo del 22% sulle 14,65 milioni di nascite del 2019.

Nel decennio preso in considerazione dall’ultimo censimento, la popolazione è cresciuta del 5,38%, ad un tasso annuale dello 0,53%, sotto il livello già basso dello 0,57% registrato tra il 2000 e il 2010. Per contrastare la crisi demografica erano circolate voci di un possibile cambio di linea già da quest’anno per allentare le restrizioni della pianificazione familiare.

I dati del censimento avevano però convinto molti esperti nazionali a suggerire forti incentivi alle famiglie, come avviene in Corea del Sud, che ha il tasso di natalità più basso al mondo (1,1 figli per donna), secondo i dati resi noti ad aprile, senza però risultati apprezzabili.

Intanto, il cambiamento di politica è finito nel mirino dei social media in mandarino, con molte persone che si sono lamentate del fatto che le coppie provenienti da famiglie con figlio unico dovrebbero tirare su tre figli, sostenendo al contempo quattro genitori anziani. Oltre a sollevare dubbi sull’occupazione femminile: per le donne potrebbe diventare più difficile trovare lavoro poiché è improbabile che le aziende siano disposte a sostenere i costi della maternità.

(di Antonio Fatiguso/ANSA).

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