MILANO. – L’abbraccio commosso alla fidanzata Fernanda, quello ai genitori e poi uno sguardo lì, vicino al Duomo a Milano, dove da stamattina si è schierata la “curva” della Colombia. Dove si sono ritrovati in centinaia tra bandiere, maglie e striscioni in giallo, blu e rosso, tutti per festeggiare Egan Bernal.
Qualcuno anche da Zipaquirà, la città a 2.980 metri di altitudine dove il fresco vincitore del Giro d’Italia (seconda grande corsa a tappe dopo il Tour de France nel 2019) è nato il 13 gennaio 1997. Una città conosciuta per le miniere di sale, prima, ma ora soprattutto per aver dato i natali al campione della Ineos.
In tanti, già diverse ore prima della partenza, hanno cominciato ad avvicinarsi alla zona del Duomo e per le strade di Milano, pronti a celebrare il trionfo di Bernal. Alla fine festa è stata, perché nessuno è riuscito ad impensierire il 24enne, che diventa così il secondo colombiano della storia a conquistare il Giro dopo Nairo Quintana nel 2014.
Festeggiamenti doppi, considerando che l’Italia è di fatto la patria d’adozione di Bernal, che non a caso dopo il successo ha voluto sottolineare la bellezza di vincere nel Belpaese.
Una festa che è stata tale anche per i tanti appassionati e tifosi che, già diverse ore prima della partenza della cronometro, hanno preso posto lungo i 30,3 km della 21/a e ultima tappa del Giro d’Italia, complice anche il bel tempo su Milano e hinterland.
Da Senago a Piazza Duomo, passando per Sesto San Giovanni, tutto il percorso si è colorato di rosa, mentre in centro i tanti appassionati si sono mischiati fra la folla di persone che passeggiano o fanno shopping.
Applausi, incitamenti e anche qualche secondo di paura, per i tifosi lungo le transenne, come nel momento della caduta di Cavagna a 500 metri dal traguardo, con il francese finito quasi addosso ad un paio di spettatori. Un solo attimo, però, nella giornata di festa che ha chiuso al meglio la 104/a edizione del Giro.