Letta: “Sostegno Draghi”. Ma tira dritto su identità Pd

Il segretario del Partito Democratico, Enrico Letta, parla mentre, sullo sfondo, viene proiettata un'immagine del presidente del Consiglio Mario Draghi, durante la trasmissione televisiva "Porta a Porta"
Il segretario del Partito Democratico, Enrico Letta, parla mentre, sullo sfondo, viene proiettata un'immagine del presidente del Consiglio Mario Draghi, durante la trasmissione televisiva "Porta a Porta", Roma 01 aprile 2021. ANSA/FABIO FRUSTACI

ROMA. – Un faccia a faccia a Palazzo Chigi per chiarirsi. Dopo la proposta di tassare le eredità milionarie per finanziare una dote ai diciottenni, fra Enrico Letta e Mario Draghi era stato toccato forse il punto di massima distanza, nel difficile equilibrio fra l’impronta di sinistra che il segretario sta dando al Pd e la maggioranza “composita” che sostiene il governo.

Nel nuovo round Letta tiene il punto ma conferma il sostegno convinto all’Esecutivo. Non intende rinunciare ai suoi temi identitari. Nessuno si aspettava il “lungo e proficuo colloquio” si chiudesse con un “via libera” o un “alt” secchi alle richieste dem. Nemmeno Letta. Che infatti, raccontando l’esito della chiacchierata, ha scritto: sulle riforme “noi porteremo le nostre idee e troveremo le migliori sintesi. Avanti”.

E a palazzo Chigi si parla di un incontro cordiale e si rimarca come da parte del segretario Dem sia stata confermato il pieno sostegno all’Esecutivo . Nel cercare le sintesi, il governo dovrà tener conto delle sensibilità di tutti i partiti della maggioranza: per la gran parte, se non per la totalità, si sono schierati contro la proposta dem sulle eredità.

La tassa sui “superricchi” potrebbe trovare posto – secondo il Pd – nella più ampia riforma del fisco, che l’Ue chiede all’Italia come condizione per accedere al recovery. “Credo che i ricchi italiani siano disposti a dare un contributo ai giovani”, ha detto Letta, che ha definito “incomprensibile” l’atteggiamento di chi difende quei “ricchissimi a cui, negli ultimi anni, sono state tolte le tasse”.

Nella riforma fiscale, è la convinzione dei dem, potranno essere accolte le proposte del Pd che si basano sulla progressività – indicata anche dallo stesso Draghi – sull’equità e sul premio alla fedeltà del contribuente. “Dentro la riforma del fisco – ha detto Letta – proporremo varie idee di riduzione delle tasse per il ceto medio e basso, di aiuto alle imprese”.

L’obiettivo della virata a sinistra di Letta è anche definire l’impronta del partito, affinché non rimanga schiacciato dal governo di unità nazionale, come avvenne con l’esecutivo Monti, dove la lealtà al professore costò consensi e la “non vittoria” di Pier Luigi Bersani.

Per questo, Letta continuerà a spingere sulle battaglie identitarie. Prima di tutte quelle a sostegno dei giovani che – ha ribadito a Draghi – più di tutti pagheranno in futuro il debito dei costi della pandemia.

Con il premier “non c’è stata mai alcuna freddezza – ha assicurato Letta – Lo ribadisco adesso con forza e nettezza, il governo Draghi è il governo del Pd. E’ stato un incontro molto positivo, abbiamo parlato di cose concrete, delle grandi riforme della giustizia e del fisco, dentro cui noi proporremmo varie idee fra cui quella sulla successione per i patrimoni più ricchi, poi le semplificazioni, il mercato del lavoro”, con la difesa dell’operato del ministro Andrea Orlando, in questi giorni al centro del dibattito turbolento sulla proroga della sospensione dei licenziamenti.

“Con Draghi abbiamo condiviso un metodo – ha aggiunto Letta – noi portiamo le nostre proposte. Lavoriamo nella stessa direzione”. La dote ai diciottenni con la tassa sulle eredità non è l’unica idea di sinistra del Pd che sta trovando ostacoli. C’è anche quella sullo ius soli: dovendo fare i conti con i numeri in Parlamento, Letta sembra aver preso atto degli ostacoli: “In questa legislatura ci proviamo e, se non ci riusciremo, allora nella prossima” ha detto.

All’interno del partito c’è anche chi non sposa l’accelerazione verso sinistra. Ma i malumori per il momento restano un rumore di fondo. L’ex capogruppo al Senato, Andrea Marcucci, della corrente Base riformista, è però uscito allo scoperto, bocciando la dote ai diciottenni, definendola “sbagliata nei tempi e nei modi”. La corrente guidata da Luca Lotti e Lorenzo Guerini il 9 giugno presenterà il proprio manifesto che però, è stato spiegato, “vuole essere un contributo propositivo e costruttivo per affrontare le principali sfide che attendono sia il Pd sia il Governo”.

(di Giampaolo Grassi/ANSA)

Lascia un commento