LONDRA. – Non si è fatta attendere la replica del premier Boris Johnson che ha liquidato come “poco atinente alla realtà” gran parte della violenta intemerata riservatagli dal suo ex consigliere Dominic Cummings, che lo ha accusato di gravi negligenze e incompetenze all’origine di “migliaia di morti evitabili” per il Covid.
Ma se tutto sommato la credibilità politica del primo ministro, cementificata dal successo del piano vaccinale, esce solo in parte ammaccata dallo tsunami di accuse e illazioni del suo ex Rasputin, senza dubio motivato anche da sete di vendetta dopo l’allontanamento da Downing Street, chi resta sotto attacco – al centro di un fuoco incrociato di media e opposizione – è il ministro della Sanità Matt Hancock, definito dallo stesso Cummings “un bugiardo dai comportamenti criminali”.
Oggi Johnson ha approfittato di una visita in un ospedale di Colchester, nell’Essex, per rispondere all’ex sodale, pur senza mai nominarlo. Difendendo l’operato del suo governo, “che ha dovuto assumere una serie di decisioni incredibilmente difficili, nessuna delle quali presa alla leggera”.
“Abbiamo fatto tutto il possibile per proteggere l’Nhs e minimizzare i contagi – ha aggiunto il premier -. Ma all’inizio della pandemia, per esempio, non sapevamo come e se il virus si trasmettesse tra gli asintomatici. Questo per esempio è stato uno dei problemi che abbiamo avuto nelle case di riposo”. Dove sono avvenute circa un terzo del totale delle morti da Covid registrate nel Regno Unito nel corso degli ultimi 16 mesi.
Nonostante le accuse di aver ripetutamente mentito, non solo davanti all’opinione pubblica ma anche agli stessi colleghi ministri, in una nota ufficiale Downing Street ha ribadito la fiducia a Hancock, il quale si è presentato a Westminster per rispondere ad un’interpellanza parlamentare dell’opposizione laburista, che preme perché inizi al più presto l’inchiesta pubblica, promessa da Johnson, sulla gestione della pandemia da parte dell’esecutivo.
“Tutte le accuse che mi sono state rivolte di disonestà sono completamente inconsistenti e false – si è difeso Hancock -. Sono sempre stato schietto, sia in pubblico che in privato. Dall’inizio dell’emergenza sanitaria ho riferito in aula 60 volte, presenziato con il primo ministro a 84 conferenze stampa, sempre all’insegna della trasparenza e del massimo scambio di informazioni”.
Un’autodifesa con il veleno in coda, quando in chiusura d’intervento ha dichiarato che “negli ultimi sei mesi il funzionamento del governo è stato più facile”, riferendosi all’uscita di scena, lo scorso novembre, dello stesso Cummings.
Superata l’ultima tempesta mediatica, il governo è tornato a fare i conti con il rialzo dei contagi, poco più di 3.500, “dal 50 al 70%” dei quali riconducibile alla variante indiana. Per il momento non è in discussione la scadenza del 21 giugno, quando Johnson intende togliere anche le ultime misure restrittive, anche perché nel frattempo non aumentano né i ricoveri ospedalieri né i decessi.
Ma non è da escludere un ripensamento dell’ultima ora, anche per evitare nuove accuse di imprudenza e superficialità, come quelle ricevute negli ultimi giorni.
(di Lorenzo Amuso/ANSA).