Sondaggio: metà degli italiani beve l’acqua del rubinetto

Un rubinetto aperto.

ROMA. – Metà degli italiani beve abitualmente l’acqua del rubinetto. E durante la pandemia, gli italiani hanno cominciato a berla di più. La ragione principale è ecologica: si beve l’acqua del rubinetto per non produrre rifiuti di plastica con le bottiglie di acqua minerale. Ma anche perché è sicura, costa poco ed è buona.

Una sondaggio per conto di Aqua, l’associazione delle aziende del trattamento delle acque (caraffe filtranti, gasatori, filtri al rubinetto), ha provato a fotografare l’atteggiamento degli italiani nei confronti di questo bene primario.

Il dato di partenza è che l’Italia è il paese in Europa con il maggior consumo pro capite di acqua minerale, 222 litri a testa. Il che è positivo per i produttori (2,9 miliardi il loro fatturato annuo complessivo), molto meno per l’ambiente. L’acqua in bottiglia viene lavorata e trasportata, con consumo di energia e produzione di CO2, e le bottiglie vuote diventano rifiuti di plastica.

D’altro canto, l’acqua degli acquedotti in Italia è di ottima qualità: sempre sicura e controllata, quasi sempre buona e leggera. Secondo il sondaggio di Open Media Research per Aqua, circa la metà della popolazione maggiorenne italiana, il 47,3%, dichiara di bere sempre o quasi sempre l’acqua del rubinetto, in casa e fuori casa.

E nel periodo di pandemia, il 13,5% ha iniziato a berla più spesso: nel corso del 2020 sono aumentati in modo significativo (+6,5%) i consumatori occasionali di questa acqua, che oggi sono il 35,4%. Solo il 25,2% beve l’acqua dell’acquedotto raramente o mai.

L’acqua del rubinetto piace di più ai residenti nel Nord Ovest (49,4%) e Nord Est (57,1%), meno a quelli che vivono nel Sud e Sicilia (40,9%): qui risulta più alta della media la percentuale di coloro che la bevono raramente o mai (29,5%).

I motivi principali per i quali gli intervistati hanno dichiarato di bere l’acqua del rubinetto (trattata o non trattata) riguardano principalmente l'”attenzione per l’ambiente” (27%), cioè evitare di trasportare e smaltire bottiglie di plastica, dato significativamente più rilevante rispetto agli anni precedenti (era il 12,3% nel 2018).

Poi c’è la “comodità nel disporne” (25,1%), la consapevolezza che “l’acquedotto comunale fa maggiori controlli sull’acqua rispetto ai produttori dell’acqua in bottiglia” (23,4%), il “minor costo rispetto all’acqua in bottiglia” (21,3%) e infine “la bevo perché è buona” (20,2%).

(di Stefano Secondino/ANSA)

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