Iran, Rohani: “Un voto senza competizione è un cadavere”

Il presidente dell'Iran Hassan Rouhani al suo arrivo all'Assemblea Generale dell'Onu.
Il presidente dell'Iran Hassan Rouhani al suo arrivo all'Assemblea Generale dell'Onu. EPA/JASON SZENES

ISTANBUL. – “Il cuore delle elezioni è la competizione. Se togliete quella, avrete un cadavere”. Dopo l’esclusione shock di tutti i principali candidati moderati e riformisti alle presidenziali del 18 giugno in Iran, Hassan Rohani lancia il suo monito all’establishment della Repubblica islamica.

In una delle ultime riunioni del suo gabinetto prima del voto, il capo del governo uscente – fuori dalla corsa avendo raggiunto il limite dei due mandati consecutivi – dà voce alla delusione popolare per la decisione del Consiglio dei guardiani, che ha concesso di presentarsi al voto ad appena 7 candidati su oltre 500, 5 dei quali esponenti conservatori e solo 2 riformisti con scarso appeal nelle urne.

Una mossa che spiana la strada al successo del già favorito capo della magistratura Ebrahim Raisi, uomo di fiducia della Guida suprema Ali Khamenei, e che rischia di alimentare la sfiducia. Già alle legislative dello scorso anno l’affluenza aveva toccato il record negativo del 42%, anche in quel caso dopo il veto alla maggioranza dei candidati moderati e riformisti.

Con l’esclusione dell’ex presidente del Parlamento, Ali Larijani, e dell’attuale vicepresidente, Eshaq Jahangiri, scrive il quotidiano riformista Etemad, Raisi è rimasto di fatto “senza rivali”. L’ultima carta di Rohani è un appello all’ayatollah Khamenei.

La notizia dell’invio di una missiva al leader iraniano, circolata già ieri sui media locali, è stata confermata oggi dallo stesso presidente. “Naturalmente”, la Guida “può agire come meglio crede. Ciò che noi potevamo fare – ha spiegato Rohani – era chiedergli che agisca su questo tema, se lo ritiene opportuno”.

Nel linguaggio paludato degli equilibri istituzionali iraniani, è una decisa richiesta di “aiuto”, che fa leva su un precedente del 2005, quando l’intervento della Guida portò alla convalida della candidatura di due riformisti inizialmente esclusi dal Consiglio dei guardiani: Mostafa Moein e Mohsen Mehralizadeh. Quest’ultimo, già vicepresidente, è anche uno dei due unici non conservatori ammessi a presentarsi al voto del 18 giugno.

In attesa del rush finale dei negoziati a Vienna sul rientro degli Usa all’accordo nucleare e la revoca delle sanzioni, su cui oggi ha nuovamente espresso ottimismo parlando di “sviluppi significativi, Rohani ci mette dunque la faccia, temendo per la “legittimità” stessa della Repubblica islamica. Ora si attende la reazione di Khamenei, che proprio contro lo spettro dell’astensionismo aveva lanciato appelli a una partecipazione “di massa” e “rivoluzionaria” nelle urne.

(di Cristoforo Spinella/ANSA)

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