Blinken tende la mano ad Abu Mazen e archivia Trump

Il Segretario di Stato americano Antony Blinken.
Il Segretario di Stato americano Antony Blinken. (ANSA)

TEL AVIV. – In poche ore Joe Biden ha buttato a mare quattro anni di politica di Donald Trump in Medio Oriente. Un colpo di spugna affidato al segretario di Stato Antony Blinken che – modi cortesi e parole chiare – nella sua prima visita ufficiale a Gerusalemme e Ramallah ha in pratica rovesciato le carte in tavola.

A partire dall’annuncio che gli Stati Uniti intendono riaprire il Consolato a Gerusalemme est, titolare dei rapporti con i palestinesi, chiuso da Trump quando aveva deciso lo spostamento dell’ambasciata da Tel Aviv a Gerusalemme. Ma Blinken ha soprattutto sottolineato che gli Usa si oppongono “ad azioni unilaterali che possano minare le prospettive per una giusta e durevole pace” in Medio Oriente.

E le ha elencate: “Attività di colonie, demolizioni di case, annessioni di territori, istigazione alla violenza o compenso per individui che commettono atti di terrore”. Riferimenti diretti sia ad Israele sia ai palestinesi, ma distanti anni luce da quelli della precedente amministrazione. Il tutto, ha spiegato Blinken al premier Benyamin Netanyahu, senza deflettere dall’impegno Usa “per la sicurezza di Israele”.

Questo, ha raccontato Blinken, è il primo dei 4 punti che Biden gli affidato. Il secondo riguarda “la stabilità”, il terzo “le necessità umanitarie per la ricostruzione di Gaza”, il quarto “il rafforzamento delle relazioni con i palestinesi”.

Per non fermarsi alle parole, Blinken ha annunciato quindi l’intenzione di far sbloccare al Congresso Usa aiuti economici per i palestinesi pari a 75 milioni di dollari. Oltre a questi, interventi diretti alla ricostruzione di Gaza per altri 5,5 milioni dollari e un robusto assegno – secondo Haaretz di 32 milioni – all’Unrwa, l’agenzia Onu per i rifugiati palestinesi. Con la premessa, più volte ribadita insieme a Netanyahu, che neanche un centesimo debba essere usato da Hamas per “il suo riarmo”.

L’apertura nei confronti dell’Autorità nazionale palestinese (Anp) è stata evidente: dopo anni di gelo tra Ramallah e Washington, l’arrivo di Blinken nella capitale amministrativa della Cisgiordania è stata una prima volta che non voleva passare inosservata. Abu Mazen ha colto al volo una mossa diplomatica che lo riporta al centro della scena politica per rivitalizzare la soluzione a 2 Stati che Trump aveva cancellato.

“Ringraziamo gli Stati Uniti – ha detto il presidente palestinese al termine del lungo colloquio con Blinken – per il sostegno allo Stato di Palestina”. Poi ha rilanciato la sua di politica: “Speriamo che il futuro sia pieno di attività diplomatiche guidate dagli Stati Uniti e dal Quartetto (che include anche Onu, Ue e Russia, ndr), al fine di raggiungere una soluzione giusta e globale basata sul diritto internazionale”.

Lontani i tempi quando Abu Mazen – costretto in un angolo da Trump – bollava gli Usa come “non più partner di pace”. Prima di lui Blinken aveva riaffermato – dopo averlo detto anche a Netanyahu – di essere venuto a Ramallah per sottolineare l’impegno del governo degli Usa “alle relazioni con l’Anp”. Una distensione – ha notato una tv israeliana – legata forse alla possibilità che l’Anp possa sospendere il suo ricorso alla Corte penale dell’Aja contro Israele.

Ma l’arrivo di Blinken in Israele – dove ha visto anche il ministro degli Esteri Gabi Ashkenazi e quello della Difesa Benny Gantz – ha certificato il diverso passo con la leadership israeliana anche rispetto all’Iran. “Spero che gli Usa – ha detto Netanyahu – non tornino all’accordo sul nucleare”. Poi ha aggiunto: “Qualunque cosa succeda, Israele si riserva il diritto all’autodifesa contro un regime impegnato alla nostra distruzione”.

(di Massimo Lomonaco/ANSA).

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