Preso superboss Morabito, scovato dal Ros in Brasile

Carabinieri ROS
Carabinieri ROS

ROMA. – Girava tranquillo per le spiagge e i locali del posto, non pensava che un giorno potesse trovarsi di fronte le forze dell’ordine pronte ad arrestarlo. E’ finita a Joao Pessoa, in Brasile, la latitanza di Rocco Morabito, il ricercato numero 2 in Italia, dietro solo a Matteo Messina Denaro.

Considerato uno dei più importanti broker del narcotraffico tra Italia e Sudamerica, il boss della ‘ndrangheta era latitante dal 2019, quando era riuscito ad evadere dal carcere di Montevideo, in Uruguay, dove era finito nel 2017 dopo essersi dato alla macchia 23 anni prima. Con lui è finito in manette anche Vincenzo Pasquino, 35 anni, anche lui nella lista dei latitanti più ricercati dal Viminale.

Evaso dal carcere di Montevideo il 24 giugno del 2019, Morabito era riuscito presto a raggiungere il Brasile grazie anche alla collaborazione di alcuni complici. Dopo appena pochi giorni erano stati arrestati i tre detenuti che erano scappati dal carcere insieme con il boss calabrese che nel frattempo, però, aveva già lasciato l’Uruguay.

Il “re” del narcotraffico continuava anche in Brasile le sue attività illecite, incontrando anche importanti esponenti della ‘ndrangheta locale. “Non faceva la vita del latitante”, ha spiegato il comandate del Ros, Pasquale Angelosanto, sottolineando che “sono stati due anni di indagini intense e che, a volte, sono rimaste in fase di stallo”.

La svolta, hanno raccontato gli investigatori in conferenza stampa, c’è stata mercoledì scorso, quando “c’è stata la percezione di spostamenti verso il Sudamerica”. I carabinieri del Ros, con la collaborazione di Interpol, Dea, Fbi e polizia brasiliana, sono riusciti a localizzare il latitante e a mettersi sulle sue tracce.

I militari lo hanno pedinato lungo le strade di Joao Pessoa, la capitale dello stato brasiliano di Paraiba, fino ad arrivare in un’abitazione dove il super-boss è stato arrestato insieme con Pasquino. Nella casa sono stati inoltre rinvenuti cellulari, schede telefoniche e documenti che saranno ora analizzati dai carabinieri. All’arrivo dei militari, Morabito si è mostrato sorpreso.

“Era stupito – racconta Angelosanto -. Non se l’aspettava, non aveva notato alcun movimento sospetto che potesse farlo insospettire”.

Le indagini che hanno portato all’importante arresto sono partite proprio dall’evasione in Uruguay. Morabito, finito in carcere nel 2017 dopo 23 anni di latitanza, era stato rinchiuso nel carcere di Montevideo in attesa di estradizione verso l’Italia. Il boss di Africo, insieme con altri tre detenuti, era riuscito ad evadere grazie ad un tunnel facendo perdere le proprie tracce.

Da allora si è aperta la caccia da parte degli investigatori, che hanno passato al setaccio i movimenti del narcotrafficante e i contatti nel Paese. Con una lunga carriera criminale alle spalle, Morabito – che deve scontare 30 anni di carcere per traffico internazionale di sostanze stupefacenti – poteva comunque contare sulle conoscenze malavitose in Sudamerica, grazie alle quali è riuscito a raggiungere il Brasile. Dove ieri, però, la sua latitanza è finita.

Soddisfazione viene espressa dal mondo politico e dal governo. Il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, parla di “risultato straordinario che dimostra la capacità di magistratura e forze dell’ordine di contrastare in modo efficace la criminalità organizzata e le sue ramificazioni internazionali”.

Per la collega della Giustizia, Marta Cartabia, l’operazione di oggi è la conferma “dell’importanza che la cooperazione giudiziaria internazionale assume quale momento ineludibile nella lotta alla criminalità transnazionale”. “E’ stata una grande vittoria della legalità ma soprattutto un altro grande successo del sistema Paese”, il commento del vicecapo della Polizia, Vittorio Rizzi, che ha ricordato come ad “un anno esatto dall’avvio del progetto internazionale anti-ndrangheta ‘I-Can’ sono 14 gli arresti di latitanti in giro per il mondo”.

(di Domenico Palesse/ANSA)

Lascia un commento