Birmania: Suu Kyi riappare per la prima volta dal golpe

Sostenitori della National League for Democracy (NLD) partito guidato da Aung San Suu Kyi, festeggiano la vittoria delle elezioni a Yangon.
Sostenitori della National League for Democracy (NLD) partito guidato da Aung San Suu Kyi, festeggiano la vittoria delle elezioni a Yangon. Immagine d'archivio. EPA/LYNN BO BO

BANGKOK. Rimane detenuta in casa e a processo per una serie di reati che potrebbero significare non ritornare mai in libertà. Ma almeno, come mai nei quasi quattro mesi dal golpe, Aung San Suu Kyi è comparsa oggi in pubblico, in buona salute, in un’udienza nella capitale Naypyitaw.

Per l’occasione, anche questa una prima volta, la Signora ha potuto anche incontrare i suoi avvocati per mezz’ora.  Aperture minime, in un quadro desolante che vede la giunta militare risoluta nel non fare passi indietro, mentre continua il pugno duro del regime.

Suu Kyi (65 anni), hanno raccontato i suoi avvocati, si è presentata in tribunale con aria di sfida, menzionando anche il minacciato scioglimento della sua Lega nazionale per la democrazia, ventilato pochi giorni fa. “Il mio partito esisterà finché esisterà il popolo, dato che è stato fondato da esso”, ha detto il premio Nobel per la Pace. La prossima udienza è prevista per il 7 giugno, non è chiaro se in tribunale o in videoconferenza come le precedenti volte.

Suu Kyi rischia fino a 14 anni di reclusione per violazione della legge sui segreti di stato, con in più una serie di accuse farsesche che vanno dal possesso illegale di walkie-talkie alle violazioni delle disposizioni di sicurezza riguardanti il coronavirus.

A parte il far apparire Suu Kyi per la prima volta da quando hanno preso il potere, ufficialmente in risposta a vasti brogli elettorali di cui hanno accusato il partito di Suu Kyi, i militari guidati dal generale Min Aung Hlaing non danno segno di ripensamenti nel loro giro di vite contro il dissenso.

Oggi è stato arrestato persino Danny Fenster, un giornalista americano direttore del sito informazione Frontier Myanmar: è il terzo reporter straniero arrestato, ma altre decine di giornalisti birmani sono anch’essi in carcere, come almeno altri 4mila dissidenti. Nel frattempo, pochi giorni fa è stato tolto il limite di età per il pensionamento dei generali che avrebbe costretto Min Aung Hlaing a lasciare il potere all’imminente compimento dei 65 anni.

Mentre le proteste nelle grandi città sono ormai in gran parte state sedate, la resistenza al golpe si è organizzata nelle regioni di confine dove sono prevalenti le minoranze etniche. Violenze tra l’esercito e i ribelli della Forza di difesa del popolo, sorta dopo il colpo di stato, sono proseguite per tutto il weekend nello stato Kayah e in quello Shan (nell’est), con gli insorti che sostengono di aver ucciso almeno 40 membri delle forze di sicurezza in diversi scontri a fuoco.

I combattimenti coinvolgono anche civili: una chiesa che ospitava sfollati nello stato Kayah è stata centrata da un colpo di artiglieria dell’esercito, che ha causato almeno quattro morti all’interno.

Con oltre 800 civili uccisi nelle proteste contro l’esercito, l’emergere di una resistenza armata nel vasto territorio rurale è un pericoloso segnale di disgregazione nel Paese, già piagato da decine di conflitti tra l’esercito centrale e le minoranze etniche dall’indipendenza raggiunta nel 1948.

I militari hanno decenni di esperienza nel reprimere le aspirazioni autonomiste delle minoranze etniche con la forza. Ora stanno cercando di fare lo stesso con le richieste democratiche di una popolazione che ancora non desiste.

(di Alessandro Ursic/ANSA).

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