Catalogna: eletto l’indipendentista moderato Aragonès

Il leader della sinistra indipendentista catalana di Esquerra Republicana (Erc), Pere Aragonés.
Il leader della sinistra indipendentista catalana di Esquerra Republicana (Erc), Pere Aragonés. (ANSA)

MADRID. – Un governo “al servizio di tutti i cittadini della Catalogna” e, allo stesso tempo, con un proposito chiaro: “portare a termine l’indipendenza” della regione grazie a un “referendum concordato con lo Stato”.

Sono gli obiettivi di Pere Aragonès, indipendentista moderato del partito Esquerra Republicana (Erc), appena eletto come nuovo presidente di una delle comunità autonome spagnole dal più alto peso strategico, economico e demografico per il Paese iberico.

E per la quale si apre ora una nuova tappa, fatta anche di tante incognite dopo il duro impatto della pandemia (con più di 14.000 morti e 600.000 casi, è la seconda regione più colpita dal covid dopo Madrid) e in attesa di capire come si svilupperanno i rapporti con il governo centrale, al netto delle promesse di dialogo espresse da entrambe le parti.

“Congratulazioni a Pere Aragonès”, ha commentato su Twitter il premier Pedro Sánchez. “La vaccinazione, la ripresa económica senza lasciare indietro nessuno e il ricongiungimento fra catalani e tra i catalani e il resto degli spagnoli sono aspetti su cui bisogna lavorare insieme. Facciamo sì che sia possibile”, ha aggiunto.

Per l’elezione di Aragonès, arrivata più di tre mesi dopo l’ultima tornata elettorale dopo una lunga fase di stallo nelle negoziazioni tra i partiti, sono stati decisivi il sostegno di Junts per Catalunya — formazione dell’ex presidente regionale poi fuggito in Belgio Carles Puigdemont, con cui Erc ha un accordo di coalizione — e della Cup, forza politica separatista di sinistra radicale.

“Il nostro appoggio non è un assegno in bianco”, è stato però l’avvertimento, ripreso dai media iberici, della deputata regionale di questo partito Dolors Sabates.

Tutti gli altri hanno votato contro, nonostante l’appello pronunciato in Parlamento regionale dal neo-presidente per chiedere l’astensione a En Comú Podem, forza politica formata tra gli altri da Podemos (quest’ultimo socio di governo dei socialisti a livello nazionale). Per la portavoce di En Comú mJéssica Albiach, il no si giustifica con il fatto che il nuovo mgoverno nasce “con osbolescenza programmata”.

“Sarò leale”, ma questo governo “non è quello di cui ha bisogno la Catalogna”, maveva invece affermato alla vigilia Salvador Illa, candidato del Partito Socialista di Sánchez, che ha vinto le ultime elezioni per numero di voti ma si è trovato subito senza gli appoggi sufficienti per essere eletto dopo il no di Erc a un’alleanza di centrosinistra.

Eppure i voti che ha ottenuto Aragonès sono stati più che sufficienti per superare la soglia della maggioranza assoluta: 74 su 135. Il terzo con più appoggi dal ritorno della democracia in Spagna, fanno notare da Esquerra Repubblicana.

Per arrivare a questo epilogo il cammino è stato tortuoso e più volte sul punto di interrompersi bruscamente — si è sfiorato il ritorno anticipato alle urne — per i dissidi tra Erc e Junts.

“Mi sembra evidente che questi negoziati si sono prolungati troppo”, ma “abbiamo superato le difficoltà”, ha detto Aragonès lunedì scorso, giorno della fumata bianca. Da adesso in poi, ha aggiunto, l’obiettivo sarà “avanzare verso la repubblica catalana”.

(di Francesco Rodella/ANSA).

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