Giro: Nizzolo sfata tabù, volata vincente a Verona

L'allegria di Giacomo Nizzolo all'arrivo a Verona.
L'allegria di Giacomo Nizzolo all'arrivo a Verona. (ANSA)

VERONA. – La fine di un incubo. Dopo undici secondi posti arriva l’emozione più grande per Giacomo Nizzolo. Il brianzolo fa sua la tappa del Giro d’Italia più adatta a un velocista, un lungo trasferimento lungo la pianura padana da Ravenna a Verona, omaggio ai 700 anni dalla morte di Dante.

Una vittoria italiana, anzi dal sapore d’Europa, visto che Nizzolo veste la maglia di campione continentale, titolo conquistato a Plouay in Francia a fine agosto dello scorso anno.

Una trionfo giunto in una volata atipica, un po’ anarchica, nella quale il mantovano Edoardo Affini ha provato a scombussolare le carte e a giocare d’anticipo sul gruppone che stava organizzando lo sprint.

Affini, a 500 metri dall’arrivo, fa il buco, butta giù il rapportone e prende una decina di metri di vantaggio che sembrano quasi decisivi. Bisogna reagire, per farlo sono necessarie le gambe, un cambio passo in piena velocità che dimostra di avere solo Nizzolo.

Resta presto all’aria, piazza il primo sprint per chiudere il gap, poi si alza ancora sui pedali, mette quella cattiveria accumulata in tutti quei secondi posti per superare Affini proprio nei pressi della linea d’arrivo. E finalmente può alzare le braccia e gioire.

Un campione d’Europa festeggia a Verona, un italiano conquista la tappa dedicata al Sommo Poeta e permette il tris al ciclismo azzurro, che sinora aveva fatto festa solo grazie alla cronometro di Torino, grazie a Filippo Ganna, e Bagno di Romagna, con l’attacco e lo sprint a due di Andrea Vendrame.

Nizzolo era il favorito e ha rispettato il proprio ruolo. Se Affini è la sorpresa di tappa, lui seppur mantovano di nascita, ha gareggiato nelle categorie giovanili sempre con squadre veronesi, vede anche il terzo posto di Peter Sagan.

Il tre volte campione del mondo, già vincitore di una volata a Foligno, e in maglia ciclamino di leader della classifica a punti, ci ha provato, Oss lo ha pilotato con attenzione nell’infuocato finale, ma non è riuscito a rispondere alla sorpresa Affini e al successivo scatto di Nizzolo.

Non era un arrivo a lui più adatto. Di fatto un lungo rettilineo negli ultimi quattro chilometri inframezzato da un paio di rotonde, ma Sagan ha dimostrato di non aver paura, di gettarsi nella mischia con grande disinvoltura. C’è ancora.

Ha deluso, ancora una volta, il campione di casa Elia Viviani. La Cofidis si è mossa bene, ha pilotato il portabandiera olimpico sino alla bagarre conclusiva. L’impressione è che l’oro di Rio nell’Omnium non abbia le gambe buone per reggere il confronto con le ruote veloci di questo Giro. Probabilmente una condizione non ancora ottimale e che potrebbe andare a puntino proprio in occasione dell’appuntamento di Tokyo.

Viviani ai 700 finali era già troppo dietro, impossibile per lui replicare alla verve di Nizzolo e all’intelligenza anche tattica di Affini. Nonostante il buon lavoro di squadra il colombiano Gaviria finisce quinto, ancora lontano dalla vittoria e dal podio e l’olandese Groenewegen decimo alle spalle anche di Viviani. Una tappa di trasferimento ravvivata dalla caotica volata e da una fuga a tre durata ben 193 chilometri.

Protagonisti Umberto Marengo (Bardiani) e lo svizzero Simon Pellaud (Andrioni Sidermec), con dentro anche il trentino Samuele Rivi (Eolo-Kometa). Massimo vantaggio dei tre sette minuti. Poi il gruppo chilometro dopo chilometro si avvicina per inghiottire i tre quando inizia la lunga volata.

Qhubeka Assos, Bora Hansgrohe, Cofidis e Team Dsm a lavorare per tenere alto il ritmo dopo il riassorbimento dei fuggitivi. Poi la degna conclusione. Nizzolo rompe il digiuno e scaccia l’incubo. Quello che ora aspetta la carovana rosa. C’è lo Zoncolan alle porte.

(di Sandro Benedetti/ANSA).