Incubo Kavala, resta in cella il filantropo anti-Erdogan

IL tribunale del processo contro il filantropo Osman Kavala in Istambul.
IL tribunale del processo contro il filantropo Osman Kavala in Istambul. EPA/ERDEM SAHIN

ISTANBUL. – È un incubo che sembra non finire mai quello di Osman Kavala in Turchia. Dopo 1.298 giorni di carcerazione preventiva, l’imprenditore e filantropo dovrà restare ancora in cella.

A spegnere le sue speranze di tornare in libertà sono stati i giudici di Istanbul, davanti ai quali si è aperto oggi l’ennesimo processo sulle proteste antigovernative del 2013 a Gezi Park, in cui il 63enne attivista rischia l’ergastolo.

A maggioranza, la corte ha stabilito di tenerlo in prigione, pur senza alcuna condanna. Una stretta più volte rivendicata dal presidente Recep Tayyip Erdogan, che lo accusa pubblicamente di aver organizzato e finanziato le oceaniche manifestazioni contro di lui e di essere il “rappresentante in Turchia” del “noto ebreo ungherese Soros”.

In videoconferenza dal carcere di Silivri a Istanbul, Kavala ha denunciato una persecuzione giudiziaria, paragonando il suo caso ai processi per tradimento della patria e “spionaggio in Germania durante il periodo nazista”.

Dalle accuse di cospirazione contro l’ordine costituzionale per le proteste di piazza Taksim a Istanbul, il filantropo era già stato assolto il 18 febbraio 2020. Quello stesso giorno vennero però presentate nei suoi confronti nuove accuse di legami con il fallito colpo di stato del 2016, impedendone così il rilascio.

All’inizio di quest’anno, poi, quell’assoluzione è stata annullata, aprendo la strada al nuovo processo cominciato oggi, che riunisce tutte le accuse e in cui si trova imputato con altre 16 persone. Una vicenda intricata, destinata a durare ancora: in attesa della prossima udienza, il 6 agosto, la sua richiesta di scarcerazione verrà ridiscussa il 15 giugno.

Considerato un campione della difesa dei diritti civili e delle minoranze dalla diplomazia internazionale, che ha collaborato a lungo con la sua ong Anadolu Kultur, l’attivista è ritenuto da molti osservatori un simbolo della repressione di oppositori politici e società civile nella Turchia di Erdogan.

La sua liberazione è stata ripetutamente invocata da Stati Uniti e Unione europea. All’udienza di oggi hanno assistito diversi osservatori internazionali, tra cui i consoli di Francia e Germania, dopo che alla vigilia Parigi e Berlino avevano chiesto ad Ankara di “rispettare i propri impegni internazionali e liberare immediatamente Osman Kavala”.

Il suo rilascio è inoltre sollecitato da più di un anno dalla Corte europea dei diritti umani. Appelli che Ankara ha sempre respinto come ingerenze nel suo sistema giudiziario.

(di Cristoforo Spinella/ANSA).

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