Bankitalia: con Covid persi 500.000 posti da 2020

Manifestazione sul lavoro. Immagine d'archivio.
Manifestazione sul lavoro. Immagine d'archivio. (Ansa)

ROMA. – Tra gennaio ed aprile sono stati creati 130.000 posti di lavoro netti ma questo non è bastato a recuperare quanto perso nei mesi più difficili della pandemia: secondo uno studio di Bankitalia e ministero del Lavoro sui rapporti di lavoro alle dipendenze basato sulle comunicazioni obbligatorie tra gennaio 2020 e aprile 2021 “.

A causa della debolezza della domanda di lavoro non sono ancora stati recuperati circa 500.000 posti di lavoro dipendente  perduti a causa della pandemia”. Nei primo quattro mesi del 2020 i rapporto di lavoro dipendente persi erano stati 230.000.

Secondo i ricercatori in assenza della pandemia i posti di

lavoro sarebbero cresciuti con gli stessi ritmi del 2019.  “Dall’inizio dello scorso anno fino alla fine di aprile si contano circa 500.000 posti di lavoro in meno rispetto a quelli che sarebbero stati creati se non si fosse manifestata la pandemia  Il divario risulta limitato per le posizioni a tempo indeterminato (circa 100.000 unità in meno),  grazie anche al blocco dei licenziamenti.

È invece particolarmente ampio per gli impieghi temporanei, più reattivi alle fasi di accelerazione del contagio:  per questi contratti – sottolineano –  la differenza si è ampliata da -200.000 a fine febbraio a -280.000 a fine aprile.

Bankitalia sottolinea come siano stati penalizzati soprattutto i servizi privati e l’occupazione femminile dato che le donne sono soprattutto impegnate in questi comparti a partire dal turismo e la ristorazione mentre la dinamica nell’industria nel 2021 è rimasta in linea con quella del 2019.

Lo studio calcola anche i licenziamenti che potrebbero esserci una volta concluso il blocco su quelli economici (il 30 giugno e il 31 ottobre a seconda degli ammortizzatori sui quali può contare l’azienda) ricordando in assenza del blocco, indipendentemente dalla pandemia,  ci sarebbero stati circa 240.000 licenziamenti in più nel 2020 e 120.000 in più nel 2021.

“I rapporti di lavoro che si sarebbero interrotti indipendentemente dalla pandemia e che la misura  di blocco ha preservato – si legge – sono circa 240.000 nel 2020 tra le imprese del comparto privato non agricolo  e ulteriori 120.000 nel 2021”.

E se le difficoltà nel mercato del lavoro restano significative (anche per il lavoro autonomo non consideratomnell’indagine) resta alto il ricorso al reddito di cittadinanza delle persone in situazione di povertà con oltre 1,2 milioni di famiglie che lo hanno ricevuto ad aprile e 1,6 milioni che hanno ricevuto almeno una mensilità nel primo quadrimestre del 2021.

L’indennità ha protetto nel complesso ad aprile 2,8 milioni di persone, 1,9 milioni delle quali nel Mezzogiorno (in 782.000 mfamiglie).

In pratica due beneficiari su tre della misura di contrasto alla povertà sono al Sud e nelle Isole con la sola Campania che supera l’intero Nord e la provincia di Napoli che ha più famiglie assistite (164.000) dell’intera Lombardia (90.000) insieme al Piemonte (63.000).

L’importo medio del sussidio sul territorio nazionale è di 557 euro ma è di circa 483 euro al Nord e 590 al Sud.

Lascia un commento