Benzina da aria ed acqua, il sogno cileno di Enel

Il processo per produrre la e-benzina.
Il processo per produrre la e-benzina. (ANSA)

ROMA. – Produrre benzina dall’aria e dall’acqua. Sembra uno scherzo, e invece è quello che vuole fare un pool di aziende in Cile, fra le quali l’italiana Enel. E non è un progetto futuribile: l’anno prossimo una fabbrica comincerà a produrre questa e-benzina, chiamata così perché a zero emissioni.

Il progetto si chiama Haru Oni, e ci sono coinvolte la tedesca Siemens, che mette il grosso della tecnologia; l’Enel, che si occupa di energia eolica e idrogeno verde; le società cilene dell’elettricità Ame e del petrolio Enap; la casa automobilistica Porsche, che testerà il nuovo carburante. Il governo tedesco partecipa con un finanziamento di 8 milioni di euro.

La fabbrica è in costruzione a Cabo Negro, nella Patagonia cilena. L’anno prossimo comincerà a produrre 130.000 litri di e-benzina all’anno, per passare a 55 milioni di litri nel 2024 e 550 milioni nel 2026.

Ma come si ricava carburante dall’acqua e dall’aria, senza emissioni di gas serra? Per prima cosa, si produce idrogeno verde. Ossia, si scinde l’acqua in idrogeno e ossigeno, con un processo chiamato elettrolisi, utilizzando energia da fonti rinnovabili. Nel caso di Haru Oni, dal vento, che in Patagonia non manca mai ed è sempre fortissimo. Una centrale eolica fornisce energia pulita alla fabbrica, per produrre idrogeno senza emettere CO2.

Il passaggio successivo è quello più innovativo: ancora sperimentale, ma potenzialmente rivoluzionario. Dall’atmosfera, viene prelevata l’anidride carbonica, il principale gas serra, prodotto in gran parte dall’uomo attraverso l’uso di combustibili fossili. La CO2 viene combinata con l’idrogeno e produce metanolo, detto e-metanolo perché prodotto senza emissioni.

Dall’e-metanolo, con un’ulteriore lavorazione si arriva alla e-benzina, che può essere bruciata nei tradizionali motori endotermici, ma con due vantaggi: ha zero emissioni nette, perché l’anidride carbonica che emette era stata tolta dall’atmosfera, e non produce ossido di zolfo e biossido di azoto, sostanze nocive per la salute prodotte dai carburanti fossili. Dall’e-metanolo poi, si possono ricavare anche e-gasolio per camion, autobus e navi, ed e-cherosene per gli aerei.

E sono queste le applicazioni più interessanti per la decarbonizzazione. Mentre per le auto oramai i motori elettrici sono competitivi, per i mezzi pesanti e i velivoli le batterie sono ancora troppo pesanti. Gli e-carburanti permettono di eliminare le emissioni di gas serra di questi mezzi, senza dover cambiare i mezzi stessi.

Ma non è tutto. Per la produzione di questi combustibili, può essere usata anche la CO2 proveniente da lavorazioni industriali (acciaio, cemento, fertilizzanti, raffinerie), dove le tecnologie di cattura sono consolidate. In prospettiva, gli e-carburanti possono servire anche per decarbonizzare questi settori, noti come “hard to abate”, perché le loro emissioni di carbonio sono difficili da abbattere.

(di Stefano Secondino/ANSA)

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