A rischio default i servizi di 1.400 Comuni, in pericolo luce e asili

Un momento della riunione dell'Anci dei Comuni italiani nel teatro Quirino con i sindaci con la fascia tricolore.
Un momento della riunione dell'Anci dei Comuni italiani nel teatro Quirino con i sindaci con la fascia tricolore. Roma 29 gennaio 2014 ANSA/ANGELO CARCONI

ROMA. – Sono circa 1.400 i Comuni d’Italia a rischio default dopo una sentenza della Corte Costituzionale che di fatto ha cancellato la possibilità di restituire alcune anticipazioni di liquidità in 30 anni. A lanciare l’allarme è l’Anci, per voce del suo presidente Antonio Decaro: “Entro maggio dobbiamo approvare i bilanci, se saltano i bilanci, saltano anche i servizi. Tagliare spese vuol dire spegnere luci, non raccogliere i rifiuti, chiudere asili. So che il ministero dell’Economia se ne sta occupando. Bisogna fare presto”.

La questione sarà al centro di un tavolo tra governo e partiti. La ratio della Consulta, di recente intervenuta per la seconda volta sul tema, è evitare che i debiti dei padri ricadano sui figli (e sui nipoti). Lo ha spiegato bene il presidente Giancarlo Coraggio che, nel ribadire il “massimo rispetto” per il “difficile ruolo” dei sindaci, ha chiarito:

“Evitare il dissesto dei Comuni, che non sempre è causato da spese folli ma dalla difficoltà di far fronte a giuste pretese dei cittadini, è un compito primario che lo Stato deve assolvere. Il problema è come farlo. Era stato fatto in modo sbagliato, perché autorizzava la prosecuzione di una gestione inadeguata – non si può continuare a fare debiti sulle spese correnti – e scaricava sulle generazioni future. Si faccia con soldi veri o con interventi seri che non creino problemi”, il suo invito.

Il problema evidenziato dalla sentenza 80/2021 riguarda l’illegittimità delle regole che permettevano ai Comuni ripianare in 30 anni l’extra deficit prodotto a sua volta dalle anticipazioni di liquidità concesse dal 2013 per pagare i debiti commerciali (per fornitori e servizi).

Il governo ha recepito forte e chiaro il grido d’allarme di paesi e città coinvolte e sta lavorando sul da farsi: allo studio ci sarebbe una norma ponte per consentire agli enti locali di approvare i bilanci e un secondo intervento più strutturale, da studiare attentamente – come viene sottolineato – perché non si può rischiare la terza bocciatura della Consulta. Il contenitore potrebbe essere il decreto sostegni bis.

“Abbiamo chiesto al governo di individuare una norma che permetta allo Stato di subentrare nel debito”, spiega Decaro. “Stiamo parlando di fondi che i Comuni utilizzano per garantire i servizi essenziali ai cittadini. Non possiamo lasciare le comunità locali sull’orlo del baratro”, tuona Giuseppe Buompane, deputato del MoVimento 5 Stelle in commissione Bilancio.

Per Stefano Fassina, collega di LeU, “la situazione finanziaria di tanti Comuni era di grande sofferenza già prima del Covid e ora si è aggravata, in quanto non hanno ricevuto compensazioni sufficienti rispetto alle perdite di entrate e alle risorse da mobilitare. Va affrontato il capitolo dei debiti”. Al tavolo di domani potrebbe arrivare una prima risposta.

(di Paola Lo Mele/ANSA)