Harry’s Bar ha 90 anni, festa con serranda chiusa

L'esterno dell'Harry's Bar a Venezia, in una foto d'archivio.
L'esterno dell'Harry's Bar a Venezia, in una foto d'archivio. ANSA/ANDREA MEROLA

VENEZIA. – Il tavolo su cui Hemingway finì di scrivere “Di là dal fiume e tra gli alberi” è vuoto, mentre davanti alla serranda abbassata all’imbocco di Calle Vallaresso sfila distratto qualche turista. Non è così che Arrigo Cipriano aveva immaginato di festeggiare oggi a Venezia il novantesimo compleanno del suo Harry’s Bar.

Ma le regole del Covid non fanno sconti a nessuno, neppure ad un locale dichiarato nel 2001 patrimonio nazionale dal ministero dei Beni culturali. E così a Cipriani, 89 anni, non è rimasto che festeggiare fuori dal locale, chiuso perché senza plateatico e servizio mensa, con alcuni clienti fedeli e l’assessore regionale allo sviluppo economico Roberto Marcato.

Poi un pranzo veloce superando in motoscafo in bacino di San Marco, sino all’Harry’s Dolci della Giudecca, prima di concedersi, come ogni giorno, una lunga passeggiata tra le calli, “Aspetto che il Presidente del Consiglio Draghi stanzi con questo governo i fondi per rimborsarci almeno di una parte dei danni economici che ci ha causato la pandemia – spiega – ma la cosa più bella sarebbe quella di permetterci di riaprire tra una decina di giorni. Al resto ci pensiamo noi. Le sfide non ci fanno paura”.

Il pensiero di Cipriani è rivolto soprattutto ai suoi 5mila dipendenti sparsi in tutto il mondo, 60 dei quali lavorano all’Harry’s Bar. Di lasciare l’attività neppure a parlarne. “Perché dovrei fermarmi? – chiede – Ho tanti progetti che devono partire, alcuni qui a Venezia, come quello che riguarda il resort di Torcello, la collaborazione con Palazzo Franchetti per gli eventi organizzati dall’Istituto Veneto di Scienze Lettere e Arti. Senza parlare del concept di Palazzo Bernasconi a Milano”.

Di sicuro suo padre Giuseppe, fondatore del locale nel 1931, non avrebbe mai immaginato che 90 anni dopo il ristorante caro a Toscanini, Braque, Truman Capote e Chaplin, rimanesse per mesi a languire senza alcun cliente. “Francamente quella saracinesca abbassata oggi mi ha messo tristezza – confessa Marcato – Non trovo che vi sia alcun motivo per vedere ora ancora chiusi i ristoranti. E’ paradossale poi che chi come in signor Cipriani non ha un plateatico a disposizione sia costretto a non lavorare”.

(di Rosanna Codino/ANSA)

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