La Corte Ue gela Bruxelles su Amazon: non sono aiuti

Un logo di Amazon nella web.
Un logo di Amazon nella web. (Amazon.com)

BRUXELLES.  – “Nessun vantaggio selettivo”. Sono bastate tre parole alla Corte di giustizia Ue per gelare per la terza volta di fila Bruxelles nella sua guerra alle multinazionali che sfruttano i regimi fiscali vantaggiosi sul territorio europeo.

Dopo le due battaglie perse contro Sturbucks e Apple sugli accordi fiscali “ad hoc” stipulati rispettivamente con Amsterdam e Dublino, la Commissione europea è uscita sconfitta anche dal contenzioso contro Amazon. E questa volta sul campo del Lussemburgo.

Per i giudici Ue, il tax ruling che il Granducato ha concesso tra il 2006 e il 2014 alle filiali europee del colosso di Jeff Bezos, Luxopco e Luxscs, non rappresenta un aiuto di Stato e quindi non dovrà essere restituito.

Una sentenza che di fatto annulla nella sua interezza la decisione dell’antitrust Ue che, nel 2017, aveva ordinato ad Amazon di pagare alle autorità lussemburghesi 250 milioni di euro (303,8 milioni di dollari) come risarcimento.

Il verdetto ha dato torto su tutta la linea a Bruxelles, definendo la sua analisi “errata sotto diversi profili” e priva di elementi di prova giuridicamente adeguati a dimostrare “un’indebita riduzione dell’onere fiscale” a vantaggio di Amazon.

Di fronte a queste argomentazioni, il gigante dell’e-commerce ha subito esultato, negando di aver ricevuto “alcun trattamento speciale” e sfoderando la sua posizione di lunga data, secondo la quale sono state rispettate “tutte le leggi applicabili”. Il Lussemburgo, dal canto suo, ci ha tenuto a precisare di essersi reso protagonista “negli ultimi anni” di “numerose riforme per combattere l’evasione fiscale e la frode”.

Ferita, ma non battuta, la responsabile della Concorrenza Ue, Margrethe Vestager, ha cercato di arginare le critiche e si è detta decisa ad analizzare “attentamente” la sentenza e a “riflettere” poi sulle “possibili mosse successive”. Ovvero ricorrere in appello. Anche perché, ha osservato, in virtù di quel tax ruling, “tre quarti dei profitti realizzati da tutte le vendite di Amazon nell’Unione sono rimaste non tassate fino al 2014”.

E, in generale, “i vantaggi fiscali concessi soltanto a multinazionali selezionate danneggiano la concorrenza leale”. Andando a ledere “le casse pubbliche” e gli stessi “cittadini Ue” proprio mentre si cerca faticosamente di risalire la china della crisi causata dalla pandemia.

Certo è che a Bruxelles sono in molti ormai a nutrire dubbi sulle armi a disposizione dell’antitrust Ue. Se per il Partito popolare la sentenza “è motivo di imbarazzo” per la Commissione Ue, i Socialisti chiedono nuove regole.

E proprio su questo fronte, a prestare il fianco a Vestager potrebbe pensarci presto il palcoscenico internazionale dell’Ocse, dove con l’appoggio della nuova amministrazione Biden si fa sempre più concreta l’ipotesi di un accordo su una tassazione minima sulle multinazionali. Aspettando che Bruxelles avanzi la sua personale controffensiva con una proposta sulla web tax più volte annunciata per l’estate.

(di Valentina Brini/ANSA).

Lascia un commento