Lamorgese all’Ue: “Redistribuire subito i migranti”

Il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, durante un Question Time alla Camera.
Il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, durante un Question Time alla Camera. Roma, 3 marzo 2021. ANSA/CLAUDIO PERI

ROMA. – Sono quasi un milione i migranti in Libia. Tra 50mila e 70mila si trovano sulla fascia costiera tra Tripoli ed il confine tunisino, pronti a salire sulla prima imbarcazione messa a disposizione dai trafficanti di uomini. Con l’estate vicina si può capire la preoccupazione del Viminale, chiamato a gestire un’ondata di arrivi che solo nella giornata di ieri ha toccato quota 1.950.

E c’è anche il timore politico sulla tenuta della maggioranza, con Matteo Salvini che continua a chiedere il pugno di ferro contro i flussi. Da qui la cabina di regia che il premier Mario Draghi convocherà tra domani e dopodomani per fare il punto con tutti i ministri interessati (Interno-Difesa-Esteri-Infrastrutture).

Luciana Lamorgese, intanto, ha chiamato la commissaria europea agli Affari interni, Ylva Johansson, per chiedere “subito, prima dell’estate” l’attivazione di un meccanismo automatico di solidarietà per la redistribuzione delle persone soccorse in mare. “C’è bisogno di solidarietà nei confronti dell’Italia e chiedo agli altri Stati membri di sostenere i ricollocamenti”, ha detto Johansson, che ha costituito un gruppo di coordinamento sulle operazioni di salvataggio .

Mentre riemerge la ‘grana’ pescherecci: un’imbarcazione della marineria di Mazara del Vallo ha di nuovo ‘sforato’ in Zona di protezione pesca libica. Nell’area c’è un’unità della Marina Militare pronta ad intervenire ed anche navi turche. L’Europa, la Libia, la Tunisia. Le porte a cui bussare sono sempre le stesse, quando si vuole affrontare il problema dei flussi migratori. Ma con scarsi risultati, per ora.

Ecco perché, pragmaticamente, la titolare del Viminale vuole innanzitutto arrivare ad un’intesa con Paesi disponibili – contatti ci sono stati con Germania e Francia – affinchè si facciano carico delle persone salvate in mare secondo quote stabilite automaticamente, prima dello sbarco. E’ il modello dell’accordo di Malta sottoscritto nel settembre del 2019.

Sostenuto anche dall’Alto commissario Onu per i rifugiati, Filippo Grandi: “serve – ha rilevato – un meccanismo europeo stabile per gli sbarchi e i ricollocamenti”. Grandi ha poi definito “bomba esplosiva” la regione centrale del Sahel, con 3 milioni di profughi”.

E se le traversate del Mediterraneo – favorite dal clima – continueranno ad aumentare, il sistema di accoglienza potrebbe andare in crisi, tenendo conto degli adempimenti richiesti a causa del Covid, con tamponi e quarantena per chi arriva. Al momento ci sono 4 navi-quarantena mobilitate; trovarne altre di grandi dimensioni sarà difficile perchè gli armatori hanno la loro flotta impegnate per la stagione estiva.

Il Viminale ha comunque pronto un ‘piano B’ con strutture idonee a terra, come caserme o edifici del demanio dismessi da adattare a ‘Covid-hotel’. Con Tunisia e Libia interlocuzioni sono in atto, ma la situazione di instabilità di entrambi i Paesi complica il raggiungimento di soluzioni efficaci. Proprio Lamorgese e Johansson il 20 voleranno a Tunisi per colloqui con le massima autorità.

Sul piatto la richiesta di un maggiore controllo delle coste ed un aumento dei rimpatri in cambio di aiuti per sostenere la disastrata economia del Paese. In Libia il quadro è sempre critico. Ai tempi di Gheddafi c’era strategia dell”elastico’: quando il leader voleva ottenere fondi dall’Italia faceva partire liberamente carrette con migranti; quando era soddisfatto non partiva nessuno. Ora la situazione è cambiata, ma alcune cose rimangono uguali e c’è chi interpreta i massicci arrivi di domenica come un ‘segnale’ voluto dare all’Italia.

C’è comunque la realtà di un Paese dominato da milizie che controllano anche il redditizio business dei traffici di uomini. E che stanno dimostrando una notevole capacità logistica mettendo in mare un gran numero di mezzi in pochi giorni.

Di fronte alla prospettiva di un’estate di flussi continui, Salvini alza il muro. “”Ho chiesto a Draghi – spiega – di fare come fanno gli altri, la Grecia, la Spagna o la Francia: controllare le frontiere”. Dall’opposizione Giorgia Meloni torna ad invocare il blocco navale, con “una missione militare europea, fatta in accordo con le autorità del Nord Africa, per impedire ai barconi di partire”.

Il segretario del Pd Enrico Letta – che da premier lanciò la missione umanitaria Mare Nostrum – auspica al contrario di trasformare l’operazione Ue Irini in una missione che gestisca “innanzitutto la ricerca ed il soccorso”. Non ci sta il sottosegretario all’Interno leghista Nicola Molteni: “è una provocazione che rischia di essere un clamoroso autogol per l’Italia, perché moltiplicherebbe gli sbarchi nel nostro Paese”. Mentre i Cinquestelle invitano a non strumentalizzare “l’ondata di sbarchi a scopo di propaganda politica come fanno Salvini e Meloni”.

Anche in questo caso toccherà a Draghi trovare la sintesi delle frastagliate posizioni della maggioranza. Spendendo il suo prestigio nelle sedi internazionali per cercare di ottenere solidarietà concreta dall’Europa e impegni seri dai Paesi di partenza in modo anche da allentare le tensioni tra gli alleati di Governo.

(di Massimo Nesticò/ANSA)

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