Presidente Mattarella: “Sugli Anni di Piombo ancora verità da chiarire”

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella depone una corona sotto la lapide che ricorda il luogo del ritrovamento del corpo dell'on. Aldo Moro
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella depone una corona sotto la lapide che ricorda il luogo del ritrovamento del corpo dell'on. Aldo Moro. (Ufficio Stampa e Comunicazione del Quirinale)

ROMA. – La completa verità sugli anni di piombo “è un’esigenza fondamentale per la Repubblica”. Lo ha detto il capo dello Stato Sergio Mattarella nel giorno dedicato alla memoria delle vittime del terrorismo e delle stragi, che ha coinciso quest’anno con la beatificazione del “giudice ragazzino”, Rosario Livatino, anche egli vittima seppur della mafia.

Una sollecitazione, quella della verità, sottolineata anche dai presidenti di Senato e Camera, Maria Elisabetta Casellati e Roberto Fico, nei discorsi alla cerimonia svoltasi a Palazzo Madama, dove il presidente della Associazione dei familiari delle vittime della strage di Bologna, Paolo Bolognesi, ha lanciato precise accuse sui depistaggi.

Il terrorismo, ha detto Mattarella in una lunga intervista a “Repubblica”, aveva “il disegno cinico — non esente da collegamenti a reti eversive internazionali — di destabilizzare la giovane democrazia”. Disegno tuttavia “isolato e cancellato”.

Negli Anni di Piombo, “è la statura della nostra democrazia, è la Repubblica ad avere prevalso contro l’eversione che aveva nel popolo il proprio nemico”. Tuttavia “ci sono ancora ombre, spazi oscuri, complicità, non pienamente chiarite”, e “l’esigenza di completa verità è molto sentita dai familiari. Ma è anche un’esigenza fondamentale per la Repubblica”.

L’esigenza di fare completa verità è stata sottolineata con forza anche da Casellati e Fico durante la cerimonia al Senato, a cui hanno partecipato i familiari delle vittime, e svoltasi dopo l’omaggio ad Aldo Moro in via Caetani, dove 43 anni fa fu rinvenuto il suo corpo, il 9 maggio 1978. Il ricordo di Moro è stato associato da parte di molti a quello di Peppino Impastato, ucciso anch’egli in quel tragico giorno dalla mafia su mandato del boss Badalamenti.

“Il dolore per quelle vittime – ha detto Casellati – non si prescrive e ci chiede oggi di proseguire con costante determinazione la strada per la verità e la trasparenza. Perché tante sono le pagine ancora da ricostruire e i silenzi fanno spesso più rumore delle bombe”.

“Non può esserci piena riconciliazione – ha scandito Fico – senza piena giustizia. Anche questo è il senso della giornata di oggi. Secondo questo stesso spirito, le Istituzioni devono continuare a cercare con determinazione e senza esitazioni la verità sulle tante pagine ancora oscure di quegli anni, superando i depistaggi, le complicità, le omissioni posti in essere anche da parte di settori deviati dello Stato”.

Amari i discorsi di Paolo Bolognesi, che a proposito di depistaggi, ha ricordato come Francesco Cossiga, in una intervista del 2008, rilanciò la pista palestinese, “che per anni ha rallentato le indagini”, mentre il prefetto Vincenzo Parisi, in due audizioni alla Commissione stragi, unì “la strage di Ustica a quella di Bologna creando un depistaggio mediatico”.

Sull’esigenza della piena luce sui fatti di quegli anni i rappresentanti di tutti i partiti hanno aderito alle parole di Mattarella. Il Presidente della Repubblica ha respinto anche una riscrittura storica che attribuisce la genesi del terrorismo al ’68. “Al contrario. Le stagioni delle lotte sindacali, come quelle delle manifestazioni studentesche, sviluppatesi alla fine degli anni ’60 del Novecento, hanno rappresentato forti stimoli allo sviluppo di modelli di vita ispirati a maggiore giustizia e coesione sociale”.

“Il bersaglio era la giovane democrazia parlamentare, nata con la Costituzione repubblicana, per approdare a una dittatura, privando gli italiani delle libertà conquistate nella lotta di Liberazione”. E il terrorismo nero, aggiunge Mattarella, “è stato spesso strumento, più o meno consapevole, di trame oscure, che avevano l’obiettivo politico di rovesciare l’asse politico del Paese interrompendo il percorso democratico”.

Mattarella ha anche ringraziato il Presidente francese Emmanuel Macron: “con la sua decisione ha confermato amicizia per l’Italia e manifestato rispetto per la nostra democrazia. Mi auguro che possa avvenire lo stesso per quanti si sono sottratti alla giustizia italiana e vivono la loro latitanza in altri paesi”.

(di Giovanni Innamorati/ANSA)

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