Colombia: sale a 24 il numero di morti nelle proteste

Manifestación indígena en Colombia. Archivo. EPA/Ernesto Guzman Jr

ROMA. – Almeno 24 persone sono morte durante le proteste iniziate in Colombia il 28 aprile contro il governo di Iván Duque. Lo ha riferito mercoledì l’ufficio del Difensore civico del Paese, sottolineando che sul totale, 20 persone sono decedute per colpi di arma da fuoco, mentre in 11 casi il presunto colpevole sarebbe la polizia.

Secondo il rapporto dell’autorità, 17 persone sono morte nel dipartimento della Valle del Cauca, il cui capoluogo è Cali, epicentro dei maggiori disordini e della risposta violenta delle forze dell’ordine, come è stato registrato in decine di video diffusi sui social network. I restanti decessi sono avvenuti in sette diverse zone del Paese.

Il ministro della Difesa, Diego Molano, ha assicurato che spetterà alla Procura determinare “i fatti, in merito a tempo, modalità e luogo di come siano accaduti” e “chi sia il responsabile”. La polizia ha aperto 26 indagini preliminari per stabilire le responsabilità dei propri agenti in merito ad azioni violente e abusi. Tuttavia, per il ministro Molano, “l’azione della nostra forza pubblica” si è svolta “nel rigoroso rispetto della legge e nel rispetto dei diritti umani”.

Il Difensore civico, Carlos Camargo, ha consegnato mercoledì un rapporto alla Procura con l’elenco di 89 persone dichiarate disperse nel quadro delle proteste sociali. Tuttavia, la Direzione delle indagini penali e dell’Interpol (Dijin) colombiana ha confermato che 47 delle 89 persone denunciate sono già state localizzate. Quattro di loro sono state catturate come presunte responsabili di atti di vandalismo.

Ieri, la pioggia e il freddo non hanno fermato le manifestazioni a Bogotà, in una nuova giornata di sciopero nazionale convocata dalle organizzazioni e dai sindacati. Anche in città come Cali, Medellín e Barranquilla si sono svolte marce e in alcuni casi nuovi scontri tra manifestanti e polizia. Con le mobilitazioni di ieri, la Colombia ha vissuto otto giorni consecutivi di proteste nel Paese.

Mentre, sconosciuti a bordo di un auto hanno aperto il fuoco contro un gruppo di manifestanti la scorsa notte a Pereira, capoluogo del dipartimento colombiano di Risaralda, ferendone alcuni, fra cui due studenti che sono stati ricoverati in ospedale in condizioni disperate.

Non esiste un comunicato ufficiale sulle condizioni dei due giovani, identificati come Lucas Villa e Miguel Ciro, mentre i media colombiani sostengono che almeno di uno, Villa, è stata dichiarata “la morte cerebrale”.

Ma sui social varie persone che erano presenti sul luogo della sparatoria, hanno assicurato che i due studenti “sono morti” a causa di spari ravvicinati di persone che, a bordo di un auto, si sono avvicinate ad un gruppo di manifestanti che raccoglievano alimenti da distribuire ai partecipanti di un blocco stradale.

Particolarmente forte la commozione ed il dolore espresso dall’opinione pubblica e  da quanti conoscevano personalmente Villa, apprezzandolo per la sua militanza nonviolenta. Gioviale e affabile, durante le manifestazioni si esibiva spesso in esercizi ginnici e capriole, divertendo i presenti.

A seguito dell’accaduto, via Twitter @trxvital ha confermato che “Lucas Villa, studente di Scienze dello Sport, artista e professore di yoga, è stato vilmente assassinato stanotte nel viadotto Cesar Gaviria della città di Pereira”.