Casaleggio dichiara guerra a Conte, M5s in affanno

Davide Casaleggio e Beppe Grillo (S), durante la presentazione del Piano nazionale Innovazione,
Davide Casaleggio e Beppe Grillo (S), durante la presentazione del Piano nazionale Innovazione, Roma, 17 dicembre 2019. ANSA/ALESSANDRO DI MEO

ROMA. – C’è un nuovo ostacolo che frena la corsa di Giuseppe Conte verso la leadership del M5s: la Corte di Appello di Cagliari ha infatti stabilito che i 5 stelle sono attualmente privi di una rappresentanza legale in grado, quindi, di legittimare i prossimi passi necessari all’avvio della nuova stagione del Movimento guidato dall’avvocato di Volturara Appula.

E non è tanto la sentenza, che infatti il Movimento si è affrettato a derubricare come un atto da iscrivere solo nell’ambito del processo da cui è nata: la decisione, commentano infatti gli avvocati M5s, “ha una portata limitata e ben circoscritta” e dunque non c’è “nessun accertamento in via assoluta e definitiva circa la carenza di un rappresentante legale del Movimento”.

Sono le conseguenze che questo atteso verdetto ha scatenato nel Movimento. Davide Casaleggio, che guida l’opposizione al progetto rifondativo di Giuseppe Conte, ha infatti lanciato l’offensiva. Con un lungo post sul blog delle Stelle, ormai organo ufficiale di Rousseau, il presidente dell’associazione ha nell’ordine dichiarato il M5s privo di “un capo politico”, si è schierato per la nomina di una governance collegiale, ha intimato “chiunque decida di impegnare il Movimento rispetto a qualunque atto di ordinaria o straordinaria amministrazione” a parlare “a titolo personale”, ha evocato la “responsabilità personale” di Vito Crimi e dei capigruppo di Camera e Senato a “rispondere” delle espulsioni decise nei confronti dei parlamentari che non hanno votato la fiducia a Draghi, dichiarato “illegittimo” sia il nuovo e contestassimo regolamento economico per i parlamentari, sia il Comitato di Garanzia del M5s.

Una vera e propria dichiarazione di guerra che mette in fila sul tavolo di Conte un’enormità di ostacoli da superare. Insomma, a meno che Conte non decida di rifondare dal nulla il Movimento, Casaleggio opporrà fino all’ultimo ogni arma in suo possesso: quella della lista degli iscritti al M5s che si rifiuta di consegnare se non nelle mani di un “capo politico” che, dice, “ora non c’è”, e che Rousseau ritiene debba essere solo quel Comitato direttivo deciso dagli Stati Generali.

E quella dell’uso della piattaforma Rousseau per il voto: Casaleggio ha infatti ribadito che allo stato, considerati i mancati pagamenti, non ci sono i soldi per fare votazioni. A questo si aggiungono i rischi di nuove sentenze di annullamento delle espulsioni, come quella decisa a Cagliari nei confronti della consigliera regionale Carla Cuccu che ha dato origine alla nomina di un curatore legale in rappresentanza del Movimento e all’odierno rigetto del ricorso contro questa decisione fatto dal M5s.

Il curatore, l’avvocato sardo Silvio Demurtas, si ritiene il nuovo rappresentante del Movimento “a tutti gli effetti”, almeno fino a che non verrà eletto un vero rappresentante. All’orizzonte, presumibilmente a giugno, ci sarà anche il pronunciamento del Tribunale di Roma sulla “class action” presentata da 11 parlamentari (ma se ne aggiungeranno altri) contro la loro espulsione. E loro hanno già messo nero su bianco nel loro ricorso che si attendono un risarcimento danni da parte del “rappresentante pro tempore” del M5s, vale a dire da Vito Crimi.

(di Francesca Chiri/ANSA)

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