L’influenza fermata dal Covid. Prima volta in venti anni

Influenza, con la borsa d'aqcua fredda in testa e guardando il termometro.
Influenza, con la borsa d'aqcua fredda in testa e guardando il termometro.

ROMA. – Grazie a diversi fattori, inclusa una competizione virale che ha visto prevalere il Sars-Cov2 e le misure di protezione messe in campo per contrastare la pandemia, il Covid ha fermato l’influenza stagionale. Con oltre 2,4 milioni di casi termina la sorveglianza iniziata a ottobre, ma senza che l’epidemia sia mai di fatto partita quest’anno, e senza che nessun virus influenzale sia stato isolato in Italia.

“Nell’autunno scorso – spiega all’ANSA Antonino Bella, responsabile della Sorveglianza epidemiologica InfluNet, coordinata dall’Istituto superiore di sanità (Iss) – si preannunciava una stagione difficile per la co-circolazione del Sars-CoV-2 e dei virus influenzali. E invece per la prima volta negli ultimi 20 anni non c’è stata un’epidemia stagionale di influenza. Questa malattia, che colpisce mediamente 5-6 milioni di italiani ogni anno e ne accompagna alla morte quasi diecimila ogni inverno, è semplicemente scomparsa”.

In base all’ultimo bollettino InfluNet della stagione 2020-21, dal 19 al 25 aprile, il valore dell’incidenza totale di sindromi simil influenzali è stato di 0,85 casi per mille assistiti e i casi stimati rapportati all’intera popolazione italiana sono stati circa 51.000, per un totale di circa 2.431.000 casi da ottobre.

A esser colpiti restano sempre più spesso i bambini ma la curva dei contagi è rimasta da ottobre a oggi sempre sotto soglia epidemica. Anche l’anno passato, di questi tempi, l’epidemia influenzale era arrivata al termine, ma dopo aver contagiato oltre 7,5 milioni di persone in Italia.

Non solo i casi sono stati 5 milioni in meno rispetto alla passata stagione, ma quest’anno ad allettare sono state le sindromi simil influenzali: su un totale di 6.818 campioni clinici ricevuti e analizzati dai diversi laboratori afferenti alla rete InfluNet, nessuno è risultato positivo al virus influenzale vero e proprio, quindi, di fatto, precisa l’esperto, “possiamo concludere che questo non è circolato”.

Diversi i motivi di questa ‘scomparsa’. Non sono ancora disponibili dati di copertura vaccinale per l’influenza nella stagione 2020-21, spiega Antonino Bella, “ma sappiamo che sono state utilizzate circa 14 milioni di dosi di vaccini, una quantità ben superiore agli altri anni, grazie all’intensa campagna informativa, una quantità che porta la stima della copertura vicina al 25% della popolazione italiana, ma assolutamente insufficiente da sola a far sparire l’epidemia influenzale stagionale”.

La spiegazione dell’annientamento dell’epidemia influenzale potrebbe, in parte, esser cercata nella memoria immunitaria. “Sebbene i virus influenzali non ci regalino una memoria immunitaria a vita come fanno altri patogeni, tanto che ci dobbiamo rivaccinare ogni anno, – prosegue – una qualche immunità anti influenza ci rimane e probabilmente ne attenua l’impatto sia in termini di incidenza che di severità.

Un’ulteriore spiegazione si può ricercare nel fatto che molti virus possono competere tra loro. Potrebbe essere che la forte circolazione del virus Sars-CoV-2 abbia ‘annientato’ il virus influenzale. Ma questo fenomeno, da solo non è sufficiente ad eliminarlo completamente”. Insieme a queste considerazioni, conclude Bella, “dobbiamo ammettere l’evidenza che mascherine, distanziamento, lavaggio delle mani, chiusura di scuole ed esercizi commerciali sono state molto efficaci nell’eliminare l’epidemia di influenza”.

(di Livia Parisi/ANSA)

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