Vola la mortalità in Russia, ombre sul modello Putin

Cittadini con mascherine camminano nella Piazza Rossa di Mosca.
Cittadini con mascherine camminano nella Piazza Rossa di Mosca. (ANSA/EPA)

MOSCA. – Il modello Putin sul coronavirus – composto da un tempestivo aumento dei letti negli ospedali, alcuni allestiti ad hoc, restrizioni mirate senza lockdown e immunità di gregge, sia per la naturale circolazione del virus sia grazie all’arrivo, zoppicante, dello Sputnik V – inizia a scricchiolare.

Gli ultimi dati sulla mortalità, pubblicati periodicamente dell’istituto di statistica Rosstat, suggeriscono infatti una realtà molto diversa dal successo decantato dal Cremlino, con “sole” 111 mila vittime ufficiali (su una popolazione di 146 milioni). Perché a mancare all’appello, dopo 12 mesi di pandemia, sono ben 460 mila russi (in pratica una cifra tre volte più alta di quanto ammesso pubblicamente).

La chiave sta tutta nel concetto di “mortalità in eccesso”, che viene calcolata rispetto alla media dei decessi nei cinque anni precedenti, e viene visto dai demografi come l’indicatore più affidabile per individuare il costo reale, in termini di vite umane, della lotta al virus. Ebbene, il delta russo tra morti ufficiali per Covid e morti in più rispetto al numero che ci si aspetterebbe sulla base delle dinamiche del passato è molto alto.

Ben più alto di Paesi che adottano lo standard consigliato dall’Organizzazione Mondiale per la Sanità (OMS/WHO) su come calcolare le vittime del Covid (essenzialmente il tampone positivo, a meno che non si sia in presenza di traumi evidenti). Mosca, invece, impone l’autopsia e per entrare in statistica il Covid deve risultare come fattore primario del decesso, altrimenti non vale. Una strada che, va detto, non è stata adottata solo dalla Russia.

Resta il fatto che quei 460 mila morti in più nell’anno del coronavirus (ovvero da marzo 2020 a marzo 2021, stando a quanto riporta un’analisi del Moscow Times sui dati Rosstat più recenti) sono tanti. E raccontano un’altra verità sul metodo russo per battere il virus.

Vladimir Putin, nel suo discorso all’Assemblea Federale, si è vantato del fatto che la Russia “ha fatto meglio” di altri nel corso della pandemia.

In effetti l’economia (a livello macro) ha sofferto meno e i russi, dopo il lockdown dello scorso anno, hanno potuto condurre una vita essenzialmente normale; persino in questi giorni – decretati dallo zar come “non lavorativi” su richiesta dell’autorità per la Salute russa, preoccupata da un rialzo dei contagi – tutto resta aperto e la gente ha sfruttato il lungo ponte per andare in vacanza, con la Crimea e i resort del Mar Nero in regime di tutto esaurito.

Ma a che prezzo? Caro, stando alle cifre del Rosstat. Detto questo, il “modello Putin” – con l’aiuto di media compiacenti – funziona egregiamente (o ha funzionato finora) nel gestire la proporzione contagi-morti senza perderne il controllo, scongiurando dunque scenari indiani. E tanto basta.

(di Mattia Bernardo Bagnoli/ANSA).