Abu Mazen rinvia le elezioni ed incolpa Israele

Il presidente Abu Mazen
Il presidente palestino Abu Mazen. (ansamed)

TEL AVIV. – Con un colpo di spugna – atteso da giorni, ma egualmente doloroso – il presidente della Autorità nazionale palestinese Abu Mazen ha annunciato ieri che le elezioni legislative del 22 maggio non si terranno e, implicitamente, che anche le presidenziali del 31 luglio sono sospese sine die. La responsabilità, ha accusato in un discorso trasmesso nella nottata, va addossata a Israele, “che non ha acconsentito allo svolgimento delle elezioni anche a Gerusalemme”.

La reazione di Hamas è stata secca, ma contenuta. In un commento a caldo ha accusato Abu Mazen di aver compiuto “un colpo di mano” a danno dell’unità nazionale palestinese e ha avvertito che al-Fatah, il suo partito, “si assume la responsabilità delle conseguenze”. Oggi Hamas ha organizzato manifestazioni di protesta nelle strade di Gaza. Ma, in un nuovo comunicato, ha anche proposto la ripresa del dialogo nazionale.

A livello diplomatico, parole di delusione sono giunte dell’Unione Europa (che sperava che le elezioni potessero rimettere in moto il processo di pace) e dalle Nazioni Unite.

Gli uni e gli altri hanno incoraggiato i palestinesi a non perdere comunque di vista il processo democratico.  “Israele – ha lamentato Abu Mazen – è determinato a non consentire elezioni a Gerusalemme. Noi abbiamo cercato più volte di organizzare là riunioni per i rappresentanti e i candidati, ma siamo stati attaccati e ci hanno impedito di agire”.

Il presidente ha poi definito “pretesti” le spiegazioni giunte via Usa da Israele secondo cui il mancato assenso israeliano sarebbe dovuto alla “assenza di un governo” dopo le elezioni del 23 marzo a cui sono seguite laboriose consultazioni fra i partiti israeliani, ancora in corso.

Hamas sostiene intanto che l’atteggiamento negativo israeliano non deve necessariamente significare la fine del progetto elettorale. “Le elezioni legislative e presidenziali – ha osservato – sono uno stadio importante per recuperare la nostra unità nazionale. Dobbiamo adesso consultarci per stabilire come tenere egualmente elezioni a Gerusalemme, anche senza il consenso degli occupanti israeliani”. Parole dello stesso tenore sono giunte anche da altre forze politiche.

A Gerusalemme, dopo gli incidenti delle settimane passate, oggi il terzo venerdì del Ramadan è trascorso in una calma relativa, con 60 mila fedeli che si sono stipati nella Spianata delle Moschee. L’incidente principale della giornata è avvenuto a sud di Betlemme, dove un palestinese – secondo la versione israeliana – ha aggredito un agente, ferendolo. Questi ha replicato sparando alle gambe dell’aggressore.

(di Aldo Baquis/ANSA)

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