Ex terroristi: colloquio Draghi-Macron, poi corsa contro la prescrizione

In una foto d'archivio Mario Draghi e Emmanuel Macron.
In una foto d'archivio Mario Draghi e Emmanuel Macron.

ROMA. – Una telefonata una decina di giorni fa tra il premier Mario Draghi e il presidente francese Emmanuel Macron. E l’8 aprile l’incontro tra la ministra della Giustizia Marta Cartabia e il suo omologo Eric Dupond-Moretti. La svolta nei rapporti tra Italia e Francia sul nodo cruciale degli ex terroristi -che Oltralpe avevano trovato nella dottrina Mitterand l’ombrello sotto cui ripararsi e che oggi sono stati arrestati in sette a Parigi – è legata a stretto filo a queste due tappe, che hanno scandito i contatti tra i due Paesi, a vari livelli istituzionali, nell’ultime settimane.

La prima pietra l’hanno posta i due ministri, nel colloquio a distanza, a inizio mese. Un faccia a faccia convocato su temi più generici di cooperazione giudiziaria, ma che è inevitabilmente virato sul nervo scoperto: l’estradizione di una decina di terroristi rossi, reclamata da decenni dall’Italia senza successo.

Le ferite lasciate dagli Anni di Piombo sono ancora aperte; gli autori degli attentati delle Brigate Rosse vanno assicurati alla giustizia, perché non si può lasciare senza risposta l’attesa dei familiari delle vittime che le condanne siano scontate, è la richiesta pressante di Cartabia, che sollecita con urgenza un intervento.

Tempo da perdere non ce n’è: per alcuni ex terroristi, come è accaduto in passato per altri , la prescrizione è dietro l’angolo e va impedito che possa cancellare tutto, avverte la ministra, che ha cerchiato sul calendario la data del 10 maggio: è la ghigliottina che farà finire nel nulla la condanna dell’ex brigatista Maurizio Di Marzio, oggi sfuggito alla cattura.

Cartabia trova un interlocutore attento. Dupond-Moretti è come lei per la prima volta alla prese con questo delicato dossier e dimostra subito una “particolare sensibilità” al tema e la “determinata volontà di collaborare”, come sottolinea poi la ministra. Forse contano anche le sue radici (la mamma è italiana, come rivela il suo doppio cognome). Fatto sta che è il primo Guardasigilli francese ad ammettere che bisogna “fare presto”.

Si tratta di una decisione che coinvolge più livelli istituzionali: Dupond-Moretti assicura a Cartabia che informerà subito il presidente francese. E ovviamente anche la ministra coinvolge i massimi livelli dello Stato. Qualche giorno dopo è Draghi ad alzare la cornetta del telefono per chiamare Macron.

E’ l’Eliseo a far filtrare l’indiscrezione dopo gli arresti e a far notare che il presidente francese “ha voluto risolvere questo problema, come l’Italia chiedeva da anni” perché “la Francia, anch’essa colpita dal terrorismo, comprende l’assoluto bisogno di giustizia delle vittime”. Non solo: la decisione rientra nella logica di “costruire un’Europa della giustizia, in cui la reciproca fiducia sia al centro”, afferma ancora l’Eliseo, sottolineando in particolare come la relazione franco-italiana si “sia fortemente consolidata con Macron e Draghi”.

Anche Dupond-Moretti chiama in causa il ruolo di Macron, mentre si dice “fiero” di partecipare a una decisione che possa permettere all’Italia “dopo 40 anni di voltare una pagina della sua storia macchiata di sangue e lacrime”. A lui soprattutto vanno i ringraziamenti di Cartabia, che definisce la decisione della Francia “storica” e rivolge il suo pensiero ai familiari delle vittime.

Draghi esprime la soddisfazione del governo per la decisione della Francia nei confronti dei “responsabili di gravissimi crimini di terrorismo, che hanno lasciato una ferita ancora aperta”. La memoria “di quegli atti barbarici è viva nella coscienza degli italiani”, sottolinea, rinnovando la “partecipazione” sua e del governo “al dolore dei familiari”. La maggioranza apprezza e anche Giorgia Meloni per una volta si congratula con il premier.

(di Sandra Fischetti/ANSA)

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