Figc vara la norma anti-Superlega “chi aderisce è fuori”

Il presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio Gabriele Gravina al Viminale durante conferenza stampa. Euro 2020
Il presidente della Federazione Italiana Gioco Calcio Gabriele Gravina al Viminale durante una conferenza stampa. ANSA/GIUSEPPE LAMI

ROMA.  –  La norma anti-Superlega è cosa fatta. È bastato poco al presidente Figc Gabriele Gravina nel proporla, ancora meno per approvarla col voto unánime dell’intero consiglio federale.

Un segnale deciso di intransigenza verso chi deciderà in futuro di aderire a tornei non riconosciuti da Figc, Uefa e Fifa, che comporterà “la decadenza dell’affiliazione”.

Del resto, il numero uno del calcio italiano se era stato chiaro quando aveva detto che “non si può sanzionare un’idea che non si è concretizzata”, aveva però lasciato intendere che quanto accaduto serviva per riflettere e la modifica delle Noif con questa aggiunta mette al riparo, nero su bianco, da futuri eventuali colpi di spugna. Col voto unanime (quindi anche quello di Giuseppe Marotta, ad dell’Inter, uno dei club che aveva aderito al progetto).

“Chi ha interpretato la Superlega come un atto di semplice debolezza da parte di alcune società che vivono difficoltà economiche, sbaglia”, ha precisato Gravina, sottolineando ancora una volta che con il presidente della Uefa Aleksander Ceferin “ci siamo trovati immediatamente sintonizzati e mi ha colpito come in pochi minuti abbia avuto la determinazione di coinvolgere tutte le forze politiche interessante”, e da membro dell’Esecutivo Uefa ha anche rimarcato il fatto che “chi continuerà a essere intransigente rischia sanzioni come l’esclusione dalle competizioni internazionali”.

Tuttavia, l’esigenza di cambiamento unita alle falle della carovana del pallone ormai evidenziate dalla crisi pandemica, possono diventare un’occasione per rivedere il sistema calcio in Italia. É l’intenzione del presidente federale, quando specifica che “non possiamo permetterci di perdere un altro anno”.

Dunque, a breve si dovrebbe partire finalmente con la discussione relativa alla riforma dei campionati, partendo da Serie B e Serie C per poi arrivare al massimo campionato. Serve un sistema più snello e sostenibile, sia dal punto di vista del numero delle squadre, che da quello legato a costi e ricavi.

Un primo step è rappresentato dall’idea del numero uno federale “di non superare l’80% dei costi rapportati al monte ricavi”. Fin dalla prossima stagione, dunque, “chi vuole spendere di più deve mettere a disposizione del sistema una garanzia fideiussoria che certifichi la sua possibilità di spendere”, ha aggiunto Gravina, che a proposito di costi ha varato oggi anche la possibilità di aumentare gli stipendi per gli incarichi apicali della Federcalcio: “Non è più pensabile in una Figc che ha triplicato i suoi ricavi, pensare con logiche come una volta basate sul volontariato”.

Un altro step è rappresentato dall’ok delle componenti a una ‘riforma quadro’ da approvare già entro il 30 maggio “in modo da essere varata per intero entro la stagione 2021/22”.

Per il momento non si parla di format, ma Gravina spingerà per una formula più spettacolare e spendibile, quella dei playoff e playout: “Ora che ci sta pensando anche la Premier League è diventata di moda… Nessuno è profeta in patria ma spero possa servire da stimolo per riflessioni nel nostro mondo”.

Sul fronte riaperture, Gravina ha confermato di aver “presentato la richiesta alla Sottosegretaria allo Sport Vezzali di apertura a una parte di pubblico per eventi importanti anche nei mesi di maggio come la Coppa Italia”. Tra le nomine approvate oggi, quelle delle cariche apicali degli organismi di giustizia sportiva: confermato il procuratore federale Giuseppe Chinè.

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