25 Aprile, Mattarella: “Resistenza cemento Italia, ora coesione e rinascita”

Il Presidente Sergio Mattarella in occasione della deposizione di una corona d’alloro sulla Tomba del Milite Ignoto,nella ricorrenza del 76° anniversario della Liberazione,il sorvolo delle Frecce Tricolori
Il Presidente Sergio Mattarella in occasione della deposizione di una corona d’alloro sulla Tomba del Milite Ignoto,nella ricorrenza del 76° anniversario della Liberazione,il sorvolo delle Frecce Tricolori. (Ufficio Stampa Quirinale)

ROMA. – Mai come quest’anno le celebrazioni per il ricordo della Liberazione si sono intrecciate con l’attualità, rendendo evidente quanto la situazione economica dell’Italia del dopoguerra abbia delle analogie con l’Italia pandemica. Su questo hanno battuto oggi Mario Draghi e Sergio Mattarella, distanti fisicamente nelle celebrazioni, ma uniti nel ricordare i valori della lotta di resistenza e preoccupati di spegnere inquietanti fenomeni negazionisti che da anni si manifestano.

Il più deciso è proprio il premier che dal museo della Liberazione di via Tasso a Roma parla chiaro: “Il dovere della memoria riguarda tutti. Nessuno escluso. Assistiamo oggi, spesso sgomenti, ai segni evidenti di una progressiva perdita della memoria collettiva dei fatti della Resistenza, sui valori della quale si fondono la Repubblica e la nostra Costituzione. E a troppi revisionismi riduttivi e fuorvianti”.

Poco dopo Mario Draghi sale al Quirinale dove si riunisce al presidente della Repubblica – con il quale aveva deposto una corona di fiori all’altare della Patria – il quale sviluppa il ragionamento con una premessa: “la resistenza è stato il cemento dell’Italia repubblicana”.

Un cemento che è stato posato allora da molti ma non da tutti e il premier lo ha voluto esplicitare polverizzando il luogo comune di “italiani brava gente”: ai tempi del nazifascismo “vi furono molti che si voltarono dall’altra parte in cui è più facile far finta di niente. Nell’onorare la memoria di chi lottò per la libertà dobbiamo anche ricordarci che non fummo tutti, noi italiani, “brava gente”. Dobbiamo ricordare che non scegliere è immorale”.

Chiarito che non tutti sono uguali di fronte alla storia tocca a Mattarella ricollegarsi al presente chiedendo al Paese di esprimere la stessa forza morale di allora: “la crudeltà praticata dai nazifascisti anche contro anziani, donne e bambini inermi non fiaccò l’aspirazione alla libertà, ma, anzi, rafforzò il coraggio e la determinazione di chi decise di opporsi. Rinascita, unità, coesione, i sentimenti che hanno consentito al Paese di archiviare con la Liberazione una pagina nefasta della sua storia. Una memoria consapevole che guarda al futuro”.

Memoria da non perdere, da trasmettere e attualizzare alle nuove generazioni, quindi. Anche per questo il capo dello Stato a sorpresa ha voluto visitare un quartiere popolare di Roma, il Quadraro, dove si svolse una delle pagine più buie di quel periodo.

Sergio Mattarella ha deposto una corona di alloro al monumento che ricorda il rastrellamento e la deportazione di molti abitanti del quartiere. L’operazione, scattata all’alba del 17 aprile 1944 e diretta dal maggiore Kappler, si concluse con la deportazione in Germania di circa un migliaio di uomini.

Ma se la libertà è come l’aria, non poteva mancare l’ammonimento di una delle sopravvissute ai campi di sterminio, la senatrice Liliana Segre che ha ricordato le parole di Primo Levi: ” non bisogna mai abbassare la guardia: ciò che accaduto può sempre tornare a minacciarci, anche se in forme nuove e subdole”.

Un pericolo del quale è perfettamente consapevole il premier Draghi che anche su questo tema interviene senza esitazioni: “il linguaggio d’odio, che sfocia spesso nel razzismo e nell’antisemitismo, contiene sempre i germi di potenziali azioni violente. Non va tollerato. È una mala pianta che genera consenso per chi calpesta libertà e diritti – quasi fosse un vendicatore di torti subiti – ma diffonde soprattutto il veleno dell’indifferenza e dell’apatia”.

(di Fabrizio Finzi/ANSA)

Lascia un commento