Scarpe griffate false dalla Cina, sgominata banda di ventenni

Un'immagine del Cnaipic, il Centro nazionale anticrimine informatico della Polizia postale. Latitanti
Un'immagine del Cnaipic, il Centro nazionale anticrimine informatico della Polizia postale,. 10 gennaio 2017. ANSA/ MASSIMO PERCOSSI

MILANO. – Una banda di ventenni molto intraprendenti aveva messo in piedi un fruttuoso giro di vendita online di scarpe griffate, dai marchi falsi, ma dopo aver guadagnato una cifra ingente sono stati scoperti e sono scattate le denunce e i provvedimenti dell’autorità giudiziaria di Milano.

A capo della banda c’era un giovane di 23 anni che era un provetto hacker, già inserito in passato nel gruppo Anonymous e ritenuto tra quelli che avevano compiuto un attacco telematico alla deputata Catia Polidori. Le misure cautelari eseguite dalla Polizia di Stato sono state tre, nei confronti del 23enne (in carcere), di un 22enne (obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria) e di un altro 22enne (ai domiciliari), mentre altri 4 loro coetanei, tra i 22 e i 23 anni, sono stati denunciati in stato di libertà.

Secondo le accuse avevano costituito un’associazione per delinquere – che nel 2020 avrebbe avuto un giro d’affari di 300mila euro – finalizzata all’introduzione in Italia, dalla Cina, di prodotti con marchi contraffatti, configurando i reati di truffa, ricettazione, indebito utilizzo di carte di pagamento intestate a terzi e autoriciclaggio. Le indagini sono state condotte dal commissariato Greco -Turro e dalla Polizia Postale per la parte web, arrivando a individuare ricavi per circa 300 mila euro, con ben 117mila euro di utili.

Le calzature ‘tarocco’ venivano vendute come originali su un sito denominato ‘Yourun’ collegato a vari conti correnti e carte prepagate, intestate ad amici, dove venivano fatti confluire i ricavi da reimpiegare nella medesima attività o da investire in cripto-valute. Una diffusione notevole, soprattutto tra i loro coetanei, dato che le indagini hanno portato ad accertare una clientela di 1.172 persone che si erano già servite da loro.

A portare gli investigatori sulle tracce del gruppo sono state le continue richieste della banda, ad amici e conoscenti, di far loro attivare carte Postepay a nome altrui, e quando alcuni di questi amici, convinti di fare solo un favore per degli acquisti online, hanno visto transitare somme ingenti, si sono insospettiti e hanno denunciato la cosa. Il provvedimento restrittivo nei confronti del 23enne, pur in presenza delle sue difficoltà motorie, è stato motivato proprio dalla sua elevata pericolosità informatica.

(Fabrizio Cassinelli/ANSA)

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