Superlega per dribblare i debiti e i conti in rosso

I loghi dei 12 club europei di calcio che al principio avevano annunciato un accordo per creare la superlega
I loghi dei 12 club europei di calcio che avevano annunciato congiuntamente un accordo per costituire la Super League, che poi hanno rinunciato all'idea, tranne Real Madrid, Juventus e Barcellona. I Club Fondatori "AC Milan, Arsenal FC, AtlÈtico de Madrid, Chelsea FC, FC Barcelona, FC Internazionale Milano, Juventus FC, Liverpool FC, Manchester City, Manchester United, Real Madrid CF e Tottenham Hotspur ANSA

MILANO. – Tanti soldi. Ma anche tanti debiti, contratti per finanziare faraoniche campagne acquisti, nuovi stadi o semplicemente scaricati da chi ha acquistato a leva i club. E che ora, complice anche l’impatto della pandemia sui ricavi, rischiano di mettere in sofferenza i già fragili bilanci calcistici, che i promotori della Superlega vorrebbero invece blindare garantendosi l’ammissione di diritto e l’esclusivo sfruttamento economico di un “circo” calcistico che punta a generare un giro d’affari di 4 miliardi di euro all’anno, il doppio della Champions League.

Il difficile momento che vive il calcio, messo in ginocchio dalla pandemia, ha contribuito ad accelerare un progetto che ha suscitato veementi proteste tra i governi, gli organi calcistici, le leghe nazionali e soprattutto i tifosi, che accusano i club aderenti alla Superlega di egoismo e di tradire i principi dello sport, primo tra tutti quello del merito.

Secondo Deloitte nella stagione 2019/20 i 20 club più ricchi d’Europa hanno perso il 1,1 miliardi di euro di fatturato (-12% a 8,2 miliardi) e altri 900 milioni se ne andranno quest’anno, per l’effetto sì degli stadi chiusi ma anche a causa di 1,2 miliardi di euro di ribassi nella vendita dei diritti della Uefa e delle principali leghe (Gran Bretagna, Spagna, Germania, mItalia e Francia).

“Non è un campionato per ricchi, è un campionato per salvare il calcio” di fronte al “momento critico” che vive il mondo del pallone, ha dichiarato il presidente della Superlega e del Real, Florentino Perez.

I club “frondisti”, che nel 2020 hanno visto scendere il loro fatturato complessivo a 5,6 miliardi, con oscillazioni comprese tra il -19% del Manchester City e il -6% del Real Madrid, hanno archiviato il primo anno di pandemia con un rosso cumulato di 738 milioni di euro, dal quale si sono salvati solo il Chelsea, in utile per 45 milioni, e il Real, in pareggio (il Liverpool non ha ancora reso noto i conti).

Oltre alle perdite – con in testa Milan (194,6 milioni), Manchester City (143,5) e Inter (102,4) – i ribelli portano in dote più di 2,7 miliardi di euro di debiti finanziari netti (Liverpool escluso) contratti per costruire stadi nuovi, come quello del Tottenham, il più indebitato tra i club europei (685 milioni), “scaricati” sui club, come nel caso del leverage buy-out del Manchester United, secondo con 524 milioni, o frutto di dissanguanti champagne acquisti come quella condotta dalla Juve, terza con 358 milioni, per accaparrarsi Cristiano Ronaldo.

Il modello economico del calcio europeo è diventato “sempre ,più insostenibile”, rileva Andrea Sartori, Global Head Sports di Kpmg. Nonostante le norme sul fair play finanziario dell’Uefa, “l’industria non è riuscita a controllare in modo appropriato i costi dei club, in particolare gli stipendi, con i compensi inflazionati dei giocatori, assieme ai crescenti costi di trasferimento e alle commessioni agli agenti, che hanno messo sotto significative pressioni le finanze dei club”.

Il Covid ha così “solo amplificato l’instabilità dell’attuale modello di business, causando forti preoccupazioni a livello di redditività e liquidità e accentuando il bisogno di rispondere alle sfide dello status quo”.

Intanto in Borsa l’ondata di “no” che si è abbattuta sulla Superlega ha spinto gli analisti a domandarsi se il progetto avrà la forza di andare in porto: la Juve ha perso il 4,2% a 0,87 euro, il Manchester United sta cedendo lo 0,6% a 16,7 dollari.

(di Paolo Algisi/ANSA).

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