Open Arms, Salvini a giudizio. Lui: “Avanti a testa alta”

Matteo Salvini e il suo avvocato Giulia Bongiorno escono dall'aula per la pausa pranzo durante l'udienza del processo Open Arms
Matteo Salvini e il suo avvocato Giulia Bongiorno escono dall'aula per la pausa pranzo durante l'udienza del processo Open Arms, 17 aprile 2021 a Palermo. ANSA / IGOR PETYX

PALERMO. – Nessun ripensamento, nessun rimpianto. Si va avanti a testa alta. Lo scrive su twitter prima del verdetto, lo ripete all’uscita dall’udienza preliminare che lo manda a giudizio per sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio. Ma l’espressione del viso è tesa e le stoccate ai magistrati e alle loro “sentenze politiche” non tardano ad arrivare.

Palermo accoglie Matteo Salvini con una pioggerella fitta e un freddo fuori stagione. Cielo scuro come l’umore del leader della Lega dopo la lettura del verdetto che chiude la fase preliminare di una vicenda giudiziaria lunga due anni. Secondo il gip di Palermo l’ex ministro dell’Interno non va prosciolto.

Non è una affermazione di responsabilità, precisa il magistrato, ma gli elementi per sostenere l’accusa in giudizio ci sono. Saranno i giudici del tribunale a dire se il senatore, impedendo alla nave della ong catalana Open Arms e ai 147 migranti soccorsi in mare di attraccare a Lampedusa commise i reati di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio.

I magistrati della Procura, che hanno chiesto il rinvio a giudizio dell’imputato, escono senza fare commenti. L’avvocato Giulia Bongiorno, legale di Salvini, invece, si ferma con i giornalisti. “Questa è una udienza filtro. Non c’è stata una sentenza di condanna, non c’è stata una valutazione negativa”, dice, annunciando che la linea difensiva che adotterà davanti al tribunale dal 15 settembre sarà la stessa seguita finora: il divieto di sbarco era stato deciso dall’intero Governo coerentemente con la linea politica adottata nella gestione dei migranti, il capo di imputazione è sbagliato perché nessuna limitazione della libertà ci fu, visto che Malta e la Spagna avevano offerto porti sicuri alla ong che, dunque, aveva “centomila opzioni”.

E malgrado ciò, per la legale, per una strategia politica si diresse a Lampedusa. “Ci sarà solo una dilatazione di tempi, ma alla fine emergerà la verità”, dice Bongiorno, anticipando che in giudizio citerà l’ex premier Giuseppe Conte e il ministro degli Esteri Luigi Di Maio. Ma evidentemente per il gip di Palermo il caso va approfondito. E a chiarire cosa è accaduto ad agosto del 2019 sarà il tribunale che dovrà ripercorrere una vicenda complessa iniziata il primo agosto di due anni fa.

La ong catalana soccorre decine di migranti in mare e chiede l’assegnazione di un porto sicuro. Da Roma arriva il no del Viminale. Salvini dispone il divieto di ingresso, transito e sosta nella acque territoriali italiane. Con lui firmano anche i ministri alle Infrastrutture e alla Difesa di allora, Danilo Toninelli ed Elisabetta Trenta (Difesa).

Comincia un braccio di ferro tra Governo e ong. La nave è a poche miglia da Lampedusa, la situazione a bordo esplosiva: i profughi sono in condizioni di grave disagio psichico e fisico. Il 13 agosto i legali della Open Arms presentato un ricorso al Tar del Lazio, contestando il divieto firmato dai tre ministri italiani per “violazione delle norme di diritto internazionale del mare in materia di soccorso”.

Il Tar dà loro ragione, sostenendo che a bordo la situazione è di eccezionale gravità e che la nave può entrare nelle acque territoriali italiane. Una decisione che fa emergere una spaccatura nell’esecutivo con Salvini che resta sulle sue posizioni e Trenta e Toninelli che non firmano il nuovo divieto di ingresso.

La ong intanto chiede l’assegnazione del porto sicuro anche a Malta e alla Spagna che acconsentono, ma le condizioni dei profughi, dicono a quel punto a bordo, impongono una soluzione rapida. A sbloccare lo stallo sarà la Procura di Agrigento che dopo una ispezione con uno staff di medici, il 20 agosto, sequestra la nave e fa sbarcare tutti.

Per i pm, Salvini ha illegittimamente trattenuto a bordo i migranti: la parola passa, però, a Palermo, sede del tribunale dei ministri, che chiede al Senato l’autorizzazione a procedere.

“Non ci fu alcun atto politico”, dirà la Procura nel chiedere il processo per il leader della Lega. “La scelta fu del titolare del Viminale e non dell’esecutivo. – dicono i pm – Tanto che l’ex premier, dopo le pressioni del tribunale dei Minori di far sbarcare i bambini, inviterà Salvini per iscritto ad adottare con urgenza i necessari provvedimenti per assicurare assistenza ai minori non accompagnati”.

Le parti civili, ong in testa, parlano di vittoria ed esprimono grande soddisfazione. “Mi spiace per i miei figli, ma non torno a casa preoccupato. Ho solo difeso i confini del mio Paese e rifarei tutto”, replica Salvini. Venti minuti di botta e risposta con i giornalisti, poi torna a Roma. “Vado a occuparmi di riaperture e vaccini”, dice.

(di Lara Sirignano/ANSA)

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